Visita nel Paese delle Aquile di una delegazione di parlamentari dell’Assemblea Parlamentare della NATO. Calovini (FdI): “L’Albania guarda all’Europa con forte interesse ed è chiaro che il suo posto è nell’Ue”
21/04/2024
Quali sono le priorità della politica estera e di sicurezza dell’Albania, anche nell’ottica della stabilità nei Balcani occidentali? E qual è l’impatto della guerra russa contro l’Ucraina sui Balcani occidentali e sull’Albania? Sono questi i due macro temi al centro della visita nel Paese delle aquile di una delegazione di parlamentari dell’Assemblea parlamentare della Nato. Il viaggio è nato dalla delegazione albanese su iniziativa dell’assemblea parlamentare che ha voluto concentrarsi sul Paese, sia dal punto di vista militare ma anche politico (con una forte volontà di aderire all’UE). Parlamentari presenti per l’Italia Giangiacomo Calovini (FdI), Alberto Losacco (Pd) e Matteo Richetti (Azione).
Tirana qui
La delegazione è stata ricevuta per la prima volta al Parlamento albanese dal presidente della Camera È nato Nicola è sì Mimi Kodheli, membro della delegazione albanese all’assemblea parlamentare della NATO. L’occasione è stata utile per fare il punto su come i Balcani occidentali, e quindi l’Albania, hanno subito le conseguenze (geopolitiche, finanziarie e globali) della guerra in Ucraina. Pensieri interessanti da Megi Finoviceministro degli Esteri, di Nico PelesiMinistro della Difesa e Alberto Rakipidirettore dell’Istituto Albanese di Studi Internazionali.
In secondo luogo, la delegazione ha potuto soffermarsi anche sull’esperienza albanese nella repressione dell’estremismo attraverso le relazioni di Lejdi Dervishi, direttore del centro di coordinamento contro la violenza estrema (CVE Center), per poi passare al macrotema della cooperazione in Occidente. Balcani, dossier che tocca anche i rapporti con Ue e Italia, alla presenza di Majlinda Bregu, segretario generale del consiglio di cooperazione regionale, e del generale Manushaqe Shehu, capo di stato maggiore albanese.
La seconda giornata è stata caratterizzata dall’incontro della delegazione con il primo ministro Edi Rama e per la visita al Centro interistituzionale per le operazioni marittime (IMOC). Infine visita alla base militare NATO di Kucova.
Voglia d’Italia in Albania
“L’Albania guarda all’Europa con forte interesse ed è chiaro che il suo posto è lì”, dice a Formiche.net Giangiacomo Calovini, membro della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Nato raggiunta telefonicamente a Tirana, secondo il quale “dopo anni di dittatura comunista, anni di disordini civili ora con un governo stabile e un leader riconosciuto vogliono avvicinarsi ancora di più a noi”. L’Italia, aggiunge, significa molto per loro. “L’accordo sui migranti, che in Albania non è assolutamente visto in maniera negativa, è il risultato degli ottimi rapporti tra Giorgia Meloni ed Edi Rama che hanno l’ambizione di provare a risolvere un problema serio come l’immigrazione che non è mai stato affrontato a Bruxelles negli ultimi anni. Inoltre, la loro capacità di difesa è molto limitata perché da anni non dispongono praticamente di forze in grado di difendere il Paese. Ora, a piccoli passi, hanno l’ambizione, condividendo assolutamente tutto con i propri alleati, di dotarsi di un presidio di difesa anche visto il momento di estrema difficoltà che stanno vivendo il Mediterraneo e le aree ad esso collegate”.
Roma-Tirana
Come noto, i due Paesi hanno siglato un accordo per la gestione dei flussi migratori: un accordo che consente all’Italia di proseguire il dialogo con quei Paesi che possono supportarla nel non essere meta di arrivi incontrollati e all’Albania di compiere un altro passo avanti nei confronti delle istituzioni europee, come leader di quei Balcani occidentali che aspirano all’ingresso nell’UE.
“Questo protocollo d’intesa è il risultato di una lunga discussione per fare bene le cose, non è una scappatoia, lo facciamo perché ci crediamo”, ha spiegato alla firma Edi Rama, che aspettava un cenno da parte Bruxelles riguardo all’integrazione da tempo. Per questo la genesi dell’accordo è da ricercare nella storica, profonda amicizia e cooperazione tra le due sponde dell’Adriatico, “sebbene l’Albania non faccia ancora formalmente parte dell’Ue, si comporta già come uno Stato membro”. Su questo fronte Roma ha compiuto notevoli sforzi per favorire l’ingresso dell’Albania negli Stati membri.