Le imminenti elezioni del Parlamento Europeo (9 giugno 2024) chiuderanno un ciclo politico e legislativo all’interno dell’Unione Europea iniziato nel 2019. Questo periodo è stato caratterizzato da una sempre crescente rivalità geopolitica tra Cina e Stati Uniti, attraverso le sfere tecnologiche, economiche e commerciali; da una crisi sanitaria mondiale di prim’ordine (COVID-19), che ha spinto all’accelerazione della digitalizzazione; e dalla situazione della tecnologia come linea di azione internazionale che può portare sia a fratture che a nuove finestre di cooperazione.
La massima priorità del prossimo mandato sarà stabilire un approccio europeo comune alle tecnologie digitali innovative basato su principi di efficienza, coerenza, efficacia, agilità, impatto e coordinamento, per mantenere il mercato europeo innovativo, consentendo nel contempo la solidarietà e la priorità degli strumenti che promuovono la sicurezza economica aperta. Per raggiungere questi obiettivi, il prossimo mandato dovrà ripensare il suo attuale paradigma in tre aree tecnologiche: regolamento, investimentiE politica estera.
La semplificazione normativa costituirà un asse d’azione nei prossimi anni. Il primo passo sarà attuazione degli oltre 50 fascicoli legislativi attualmente esistente nel settore digitale. Il secondo passo sarà quello di garantire che l’attuazione di tale normativa avvenga in modo efficace, efficiente e coerente in tutte le Pubbliche Amministrazioni nazionali, il che richiederà formazione a livello di risorse umane sia per le autorità tecniche che per quelle di regolamentazione. Ad esempio, l’applicazione del Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale e dell’eIDAS2 (la seconda versione del regolamento per l’identificazione elettronica, l’autenticazione e i servizi fiduciari, il cui obiettivo è promuovere interazioni digitali sicure all’interno e tra gli Stati membri dell’UE) insieme assumeranno oltre 60 atti di esecuzione a livello nazionale.
Nel suo ultime Conclusioni (21 maggio 2024), lo stesso Consiglio dell’Unione Europea parla di “futuro della politica digitale dell’Ue” e indica la necessità di valutare in modo complessivo le ricadute di ogni nuova iniziativa legislativa, per garantire un “equilibrio tra innovazione e onere normativo ” e a evitare il rischio di ostacolare un mercato unico digitale europeo agile e favorevole all’innovazione, il tutto senza perdere di vista i rischi posti dai progressi tecnologici.
Nei cinque anni del prossimo mandato, il focus normativo dovrà essere rivolto all’attuazione delle regole in modo semplificato, coordinato tra Commissione europea e Stati membri e con la garanzia che i diritti siano rispettati assicurando l’innovazione in tutto il tessuto produttivo. È stimato che 25 segmenti industriali (dal settore chimico alle ferrovie e all’ospitalità) dovranno aumentare le proprie attività legali per conformarsi a queste normative.
La seconda sfida del prossimo mandato sarà la competitività economica dell’Unione Europea. Negli ultimi anni dell’attuale mandato, sia la Commissione che alcuni Stati membri hanno promosso strategie di politica industriale volte a incanalare un aumento finanziamento pubblico verso settori strategici e critici nel campo del digitale, del clima, dell’energia e della difesa. Nel primo ambito, il lancio di STEP (la piattaforma tecnologica strategica per l’Europa) ha suscitato grande interesse e sostegno, stimolando gli investimenti nella tecnologia digitale e profonda, nella tecnologia pulita e verde e nella biotecnologia. La proposta iniziale di giugno 2023, presentata all’interno del pacchetto di misure per la revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale per il periodo 2021-2027, prevedeva complessivamente 10 miliardi di euro. Tuttavia, con il passare dei mesi, questa ambizione è scesa a 1,5 miliardi di euro, una riduzione di oltre l’85% inferiore alle aspettative iniziali.
In uno scenario in cui anche altre regioni stanno convogliando maggiori investimenti pubblici verso settori privati chiave, il prossimo mandato dell’Unione Europea dovrebbe concentrarsi su tre aspetti. In primo luogo, si dovrebbe garantire che gli investimenti siano garantiti combinati e coordinati a livello dell’Unione Europea. Attualmente esistono alleanze industriali, imprese comuni e strumenti come gli IPCEI (importanti progetti di comune interesse europeo). Per quanto riguarda i 10 IPCEI approvato dal 2018 solo il 20% delle aziende partecipanti sono PMI. Nell’attuale contesto di crescente concentrazione delle imprese tecnologiche, è importante che l’UE intensifichi il proprio sostegno alle PMI, per garantire la loro competitività e le attività economiche con le aziende più grandi. D’altronde, di questi stessi 10 progetti, solo uno è dedicato alle infrastrutture; il resto è dedicato alla ricerca e sviluppo o a progetti di precoce implementazione industriale. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di incanalare la ricerca e sviluppo verso effetti economici tangibili lungo le catene del valore europee.
Il secondo aspetto in termini di investimenti sarà quello valutare l’impatto degli investimenti pubblici e privati lungo lo stesso verticale tecnologico. Nel 2022, i livelli di investimenti pubblici sono aumentati: ad esempio, nel settore delle tecnologie quantistiche, la Cina ha annunciato 15,3 miliardi di dollari di investimenti, l’UE 7,2 miliardi, gli Stati Uniti 1,9 miliardi e il Giappone 1,8 miliardi. Nel frattempo, il settore privato nell’UE continua a mostrarsi quantitativamente basso capitalizzazione di mercato. Attualmente, 10 delle 15 più grandi società di calcolo quantistico al mondo provengono dagli Stati Uniti, mentre solo una è di origine europea (Francia). Da qui la necessità di esplorare perché, all’interno di alcuni mercati verticali emergenti, l’aumento degli aiuti pubblici non ha portato a maggiori investimenti privati.
Il terzo aspetto è quello stabilire la priorità dei finanziamenti, degli strumenti e degli incentivi in base alle capacità tecnologiche esistenti o potenziali. La relazione intitolata UE2030 resilientelanciato durante la presidenza spagnola del Consiglio dell’UE, articola tre scenari da cui decidere in che misura è necessario rafforzare le capacità interne dell’UE: tecnologie in cui è presente un vantaggio competitivo; quelli che mostrano un certo potenziale per un posizionamento all’avanguardia; e quelli in cui la leadership non è possibile, ma dove è richiesta una capacità critica minima in caso di interruzioni della catena di approvvigionamento o shock esterni. Il prossimo passo – soprattutto per gli Stati membri, compresa l’amministrazione spagnola – è garantire che la Spagna presenti una mappatura delle tecnologie critiche che sarà realmente coordinata, consultata e confrontata tra ministeri e attori del settore privato e della società civile, in vista del Strategia per la sicurezza economica. L’istituzione del primo Ufficio per l’Intelligenza Artificiale nella CE coincide con una revisione della Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale 2024 da parte del governo spagnolo. Tuttavia è necessario muovere altre aree tecnologiche in questa stessa direzione, come previsto Strategia nazionale per le tecnologie quantisticheo che la Spagna ottenga una posizione comune su quella della Commissione Raccomandazione sulla sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini.
Quest’ultimo punto conduce al terzo aspetto della politica tecnologica rivista dell’Unione Europea. Non si può parlare di agenda digitale facendo riferimento solo alla regolamentazione o alla competitività economica: anche la partnership con paesi e alleati che la pensano allo stesso modo è fondamentale. Dal 2019, l’UE ha fatto rapidi progressi nella configurazione di tre modelli: consigli per il commercio e la tecnologia (con gli Stati Uniti e con l’India), accordi di cooperazione digitale (o DPA, con Corea del Sud, Giappone e Singapore), alleanze digitali (con America Latina e Caraibi) e pacchetti di economia digitale con singoli paesi come la Nigeria. Il prossimo passo è rafforzare l’UE diplomazia tecnologica strutture all’interno delle istituzioni stesse, così come negli Stati membri, tra cui la Spagna, che non dispone ancora di una strategia strutturata e coordinata per la diplomazia tecnologica.
Non si prevede che il prossimo mandato 2024-2029 dell’Unione Europea crei ulteriori strumenti, regolamenti o iniziative. Piuttosto, la road map consisterà in: implementazione di ciò che già esiste; efficacia e coordinamento nell’utilizzo degli strumenti e dei processi realizzati; valutazione del reale impatto di dette iniziative; e una maggiore strutturazione e dialogo tra gli Stati membri e l’Unione europea. Tutto ciò garantirà l’applicazione delle normative esistenti, la promozione dell’innovazione e della competitività economica e l’associazione continua con paesi terzi fidati.