La mostrificazione dell’avversario è quanto di peggio che la cattiva politica italiana sia stata capace di produrre negli ultimi decenni. E Sergio Mattarella conosce bene questa cattiva abitudine. Pertanto, ogni volta che lo individua, interviene con severità. Lo ha fatto lo scorso maggio, quando la ministra Eugenia Roccella è stata aggredita alla Fiera del Libro di Torino e le è stato impedito di parlare da sedicenti antagonisti. “Mai mettere a tacere qualcuno”, fu la reazione del Capo dello Stato all’indomani di quel brutto episodio. Ora è nel mirino dell’odio ideologico Giorgia Meloni.
Secondo il Capo dello Stato si sta superando il limite. Stigmatizzando l’incendio appiccato ad un pupazzo di legno raffigurante la Meloni, avvenuto durante le manifestazioni in ricordo di Valerio Verbano, il diciannovenne ucciso da tre uomini riconducibili a fazioni neofasciste, Mattarella ha sottolineato: «Stiamo assistendo ad una serie intollerabile di manifestazioni di violenza. Insulti, volgarità del linguaggio, interventi privi di contenuto ma pieni di aggressioni verbali, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte dallo stesso Presidente del Consiglio, al quale va espressa piena solidarietà”. al Quirinale.E ha aggiunto: «Il confronto politico, il contrasto di idee e di proposte, anche la competizione elettorale sono mortificati e distorti» dalla pratica della violenza verbale: la dignità della politica viene sopraffatta e scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione.
L’INTERVENTO
È un intervento importante. E indirettamente, come è stato subito sottolineato negli ambienti politici, c’è anche un riferimento al presidente della Campania Vincenzo De Luca che nei giorni scorsi aveva attaccato verbalmente la Meloni, senza essere censurato nel suo linguaggio volgare – almeno pubblicamente, perché è accaduto confidenziale – da parte della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Che ieri era d’accordo con Mattarella. Ma lo ha fatto così: «Questa violenza politica va condannata. Gli oppositori si battono con idee e proposte in una sana dialettica democratica”. Il segretario dem è d’accordo con il presidente ma non menziona la parola Meloni, non prende esplicitamente le difese del leader del centrodestra finito nella spirale dell’odio , non rappresenta il suo appoggio primario anche se i due leader di sinistra e di destra hanno instaurato un rapporto di reciproco riconoscimento: in questo caso è come se Elly avesse paura di esporsi troppo a sinistra difendendo Giorgia e Quindi non lo fa? Del resto, proprio in relazione al caso Roccella, Schlein è poi arrivato addirittura ad attaccare il partito contestato e a non condannare i manifestanti, o meglio i contestatori: «Questo governo ha un problema con il dissenso».
LUI PER PRIMO
Il centrodestra si stringe naturalmente intorno alla Meloni. “Nel nuovo spirito repubblicano e costituzionale – ha detto il ministro dell’Istruzione, Valditara – non si può identificare l’avversario come un nemico”. E in ogni caso, nella pedagogia democratica di Mattarella c’è una continua insistenza sul rifiuto dell’odio, del pregiudizio e dell’estremismo. E “non può essere consentita alcuna resa di fronte a manifestazioni di intolleranza e di violenza”, ha detto più volte il presidente. Indifferenza e sottovalutazione sono ciò che, a questo proposito, preoccupa il Capo dello Stato. Ed è questo il motivo per cui ha voluto esprimere solidarietà alla Meloni: un modo per sottolineare che certe manifestazioni di violenza non possono essere minimizzate e vanno invece denunciate con forza affinché non producano emulazione.
IL DIRE
La civiltà del dibattito politico è vista dal padrone del Colle come il presupposto di tutto e come l’ubi consistam di un Paese che vuole sentirsi pienamente libero. Al Quirinale non si parla solo di galateo o di fair play, ma di cultura politica combinata anche in prospettiva. Perché in Italia le tensioni sociali non mancano, e nemmeno le difficoltà economiche, e non è scomparsa quella carica di aggressività verso chi è considerato diverso da sé che troppi danni finora ha fatto e può ancora farlo. E così, Mattarella ha deciso di tracciare una linea, di costruire una diga, di ergersi – come primo rappresentante delle istituzioni – a garante della vitalità democratica di tutti. Anche del capo del governo che di per sé è una figura divisiva – e anche molto divisiva come lo è stato nel caso di Berlusconi, preso di mira da tutte le parti – ma la Meloni ha il diritto naturale oltre che costituzionale di non essere bruciata in effigie. Perché certe immagini rischiano di fomentare un’aggressione pratica di cui non ce n’è alcun bisogno e che ricorda altre stagioni, davvero terribili.
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