Caro Avvenire,
il tecnicismo svuotante e deformante, il mero fare della cultura imperante, del pensiero unico stanno spegnendo la ricerca viva e partecipata della verità. Dobbiamo favorire la maturazione di ciascuno nella propria identità spirituale e filosofica liberamente ricercata fin dalla scuola. Una brava catechista di 22 anni mi dice che non riesce più a credere: l’evoluzionismo e il Big Bang dimostrano l’inaffidabilità della fede. Le chiedo se nella sua coscienza serena sente di credere in Dio. Lei, che ha ricevuto il dono della fede, risponde sì e il problema è risolto. Il passaggio decisivo dalla ragione astratta al cuore nella Luce. Don Giampaolo Centofanti Caro don Centofanti, tu apri un capitolo molto vasto che però è centrale e merita di essere affrontato in spazi più ampi di questo. Le nuove conoscenze scientifiche ci portano a dubitare dell’esistenza di Dio? La risposta è aperta. In un certo senso sì, in un altro no. Prendiamo il best seller di queste settimane, Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione, degli studiosi francesi Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies. «I due autori – come ha scritto Andrea Tornielli su “Vatican News” – vogliono presentare la prova scientifica dell’esistenza di Dio e quindi di un disegno intelligente all’origine dell’universo mettendo in fila una serie di recenti scoperte». Possono farlo? Dipende dal punto di vista del lettore. Certamente il pensiero cristiano più perspicace, come precisa lo stesso Tornielli e come argomentano il teologo Giuseppe Tanzella-Nitti insieme al noto fisico (ateo) Carlo Rovelli e proprio oggi su queste colonne Roberto Timossi, è diffidente nei confronti di questi tentativi. Innanzitutto perché Dio non è un’entità che la scienza sperimentale possa indagare (e su questo ritornerò). In secondo luogo, perché ricercare una concordanza tra fede e ricerca empirica (sempre rivedibile e falsificabile) espone la prima a spiacevoli confusioni e imbarazzanti aggiustamenti. Ma il successo del libro ci dice anche che molte persone non vedono la scienza come un ostacolo alla fede in un Creatore. E se dai calcoli e dalle osservazioni della fisica e dell’astronomia non può venire una dimostrazione della verità del teismo, possiamo trasformare questo fatto in un argomento contro lo scientismo che tormentava il giovane catechista: calcoli e osservazioni non possono nemmeno dimostrare la falsità del teismo. L’incontro con un Padre che ci dona il Figlio in una storia di salvezza avviene invece all’interno di un cammino individuale che non può essere direttamente correlato allo studio sistematico del mondo. Certamente, però, le persone intelligenti e colte, sapendo che non esiste opposizione tra fede e ragione, devono trovare un equilibrio tra diverse descrizioni della realtà, pena un’esistenza divisa e, in definitiva, insostenibile. Insomma, caro don Centofanti, c’è ancora spazio per una libera maturazione spirituale. Più che dalla scienza in quanto tale, vedo “rischi” dalla tecnologia che promette di rendere la nostra vita facile e lunga, padrona delle nostre scelte e del nostro ambiente, al sicuro dal dolore e dalle incertezze esistenziali. In questa bolla di falsa sicurezza (perché non possiamo sfuggire del tutto alla sofferenza e mai alla morte), spesso è chiuso il passaggio al mistero e alla trascendenza. ©tutti i diritti riservati
La scienza, la fede e le tante domande Pochi indizi in un libro di successo
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