Continuiamo a camminare sul filo del rasoio sulla questione Salis. Se da un lato il governo ha mosso le sue pedine e continua a esercitare la sua moral suasion, predicando discrezione e diplomazia a tutti i livelli, il padre di Ilaria – che guida la campagna per la liberazione della figlia – e i suoi avvocati sembrano voler portare avanti la linea di intervento immediato.
«Ilaria Salis non deve essere privilegiata e non abbiamo chiesto alcun trattamento privilegiato ai ministri Nordio e Tajani. Si tratta di applicare le regole e dare sostegno alla richiesta di essere posti agli arresti domiciliari in Italia” l’avvocato Eugenio Losco, uno dei legali del 39enne detenuto da circa un anno a Budapest con l’accusa di aggressione a due Militanti neonazisti, hanno detto all’Ansa, dopo l’incontro avvenuto ieri a Roma con i ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio: «Parleremo con Ilaria per capire la possibilità di chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria ma lei si è sempre opposta per È una questione di sicurezza e di principio. È suo diritto avere gli arresti domiciliari in Italia e dobbiamo tenere presente anche l’aspetto della sicurezza. Giornali e siti web ungheresi hanno pubblicato la sua foto e il suo indirizzo subito dopo i fatti.” Fonti governative rivelano una punta di amarezza per queste parole. In effetti, il governo è intervenuto a vari livelli e dopo la telefonata tra Giorgia Meloni e Viktor Orban, le condizioni carcerarie dell’insegnante italiano sarebbero migliorate. Sono stati inoltre forniti alcuni suggerimenti sull’iter da seguire, anche per voce del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il dirigente predica calma e pazienza, pur comprendendo che non è facile seguire questa linea quando si è coinvolti in modo così diretto ed emotivo. «La diplomazia lavora silenziosamente e porta a casa i risultati. Mi sembra che l’asse Tajani-Meloni abbia riportato Zaki, riportato Romano. Quindi evidentemente la diplomazia deve lavorare in silenzio e lontano dalla ribalta dei giornali» dice la parlamentare di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli, ad Agorà su Rai Tre. Elly Schlein, in visita a Strasburgo, continua ad alimentare il fuoco delle polemiche. «Continueremo a chiedere “Che gli venga concesso di scontare gli arresti domiciliari in Italia. Una decisione quadro del Consiglio Ue lo consentirebbe, su questo insistono i suoi avvocati e su questo insistiamo anche noi. Giorgia Meloni si è detta disponibile ad accogliere Orbán nella famiglia politica conservatrice con braccia aperte; può farlo perché le sue braccia non sono incatenate come lo erano quelle di Ilaria Salis prima del mondo.”
In questo clima ci prepariamo all’informativa che Antonio Tajani produrrà domani in tarda mattinata al Senato sull’argomento, come richiesto da alcuni gruppi. Il ministro degli Esteri predicherà equilibrio, ma con toni taglienti, alimentati anche a livello europeo dal capogruppo dei Socialisti Ue alla Camera europea Iratxe Garcia Perez («Quello che sta accadendo con la violazione dei diritti fondamentali di un cittadino italiano? accettabile per la Meloni? Vogliamo risposte chiare») appaiono ovvie. È facile quindi prevedere che fino alle elezioni europee la questione potrebbe continuare a scaldare il dibattito politico, in attesa di un segnale dall’Ungheria, prima o dopo la definizione del primo grado di giudizio.