Il secolo attuale sarà considerato, probabilmente a ragione, come quello che sta accumulando, se continuerà a procedere come ha fatto finora, il maggior numero di eventi eccezionali tra quelli già accaduti dall’inizio della storia. Si dovrà procedere per tentativi ed errori per verificare la fondatezza dell’affermazione appena riportata. Sia perché sono evidenti i limiti oggettivi che esso presenta. Nel frattempo, per evitare che gli effetti si raffreddino
da essi procurati all’umanità, si può tentare di avviare l’elaborazione delle indicazioni disponibili, ferma restando la riserva di rivedere il risultato qualora nel tempo dovessero emergere
nuovi elementi. Richiamando così l’attenzione su alcuni ma significativi avvenimenti che stanno accadendo in queste ore e su altri già accaduti recentemente, si possono trarre le prime, purtroppo amare, conclusioni. Il primo è che, per esigenze giudiziarie, nessun rappresentante del popolo può operare sulla materia da disciplinare senza preclusioni di sorta. Per essere più espliciti, che, anzi quei, i parlamentari finiscono per comportarsi come il viaggiatore che, volendo andare a Milano partendo da Roma, sale su un treno che va a Napoli. Venendo al dunque, qualcosa del genere sta accadendo a Montecitorio, in modo particolarmente degno
malcontento pubblico. Questo è ciò che riguarda la conclusione della Grande Bufala, per ora solo accennata
come il Superbonus. Doveva essere la Grande Occasione perché il Paese non si truccasse, ma riconquistasse un minimo di decoro agli edifici di una certa età. Questa provvidenza, lasciamo perdere l’ironia, è stata e continua ad essere occasione di cospicuo arricchimento illecito per imprese edili create da sole per compiere il malaffare all’ennesima potenza. Al danno si aggiunge la beffa, il fatto che molte famiglie hanno così perso l’uso della propria abitazione perché il cantiere è stato abbandonato dalla ditta che avrebbe dovuto ultimare i lavori o sequestrato per i motivi sopra indicati. È necessario aggiungere che il patrimonio edilizio civile del Paese, nella maggior parte dei casi, è costituito da edifici dalle caratteristiche gradevoli. In altri casi non si tratta mai di edifici completati o fatiscenti che possono essere paragonati ad un pugno nell’occhio. Può sembrare strano, ma tutto ha punti di contatto con la trama del film Metropolis del regista Francis Ford Coppola, Megalopolis. Il regista, che ne è anche l’autore, ha impiegato quarant’anni prima di immetterlo nel circuito cinematografico: ciò ha avuto inizio il 16 di questo mese. Per quel poco che si sa già, quel film ricorda molto Mani sulla Città di Francesco Rosi. Ci sono molte differenze perché si basano su realtà diverse in termini di localizzazione e con molte connessioni con il loro tessuto sociale.
Megalopoli è modellata su New York, mentre le mani che tormentano l’ambiente hanno corrispondenze con Napoli. Il paragone dice molto, ma per avere maggiori dettagli dovremo aspettare che si plachi la foga del primo momento del film hollywoodiano. Per concludere, un’osservazione. Il film di Rosi, prossimo al cinquantesimo anniversario, conserva la sua attualità, seppur sgradevole. Quella di Ford Coppola dà più l’idea di un invito a fermarsi e riflettere. Risparmia tempo.