prima del voto in Abruzzo
Il campo largo ci riprova sul salario minimo. Ma la politica estera divide ancora Pd, M5s e centristi
L’opposizione (senza Renzi) lancia una raccolta firme per riportare la questione salari al centro dell’agenda. Le ambiguità di Conte nei confronti di Trump, però, sollevano i dubbi di Pd e Azione. “Distanza incolmabile”, dice Calenda, che potrebbe sostenere i candidati del centrodestra in Basilicata e Piemonte
Cercano di dare un segnale di unità, alla vigilia delle elezioni in Abruzzo dove, per una volta, il campo è davvero ampio, da Giuseppe Conte a Carlo Calenda. “Abbiamo deciso di varare insieme una legge di iniziativa popolare per riproporre in Parlamento il Salario Minimo”, Lo rendono noto in una nota i leader dell’opposizione, ad eccezione di Matteo Renzi. Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione, +Europa e Psi.+ hanno sottoscritto ieri una proposta che punta a “rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro non c’è lavoro ma sfruttamento”.
Dopo il tentativo fallito in Parlamento si ricorrerà a banchetti e gazebo. “Vediamo se avranno il coraggio di seppellire una legge firmata da centinaia di migliaia di cittadini. Raccoglieremo firme in tutte le città e anche online per affermare un diritto tradito nel Paese e dal governo Meloni”ieri ha attaccato l’opposizione, che punta a riportare al centro dell’agenda un tema che gode di ampi consensi nel Paese e che può giocarsi in un contesto elettorale in vista delle elezioni europee.
Ma se il fronte interno offre l’opportunità di trovare un terreno comune, non mancano le divergenze. “Concentriamoci su ciò che unisce“, è il mantra ripetuto da più partiti sulla spinta del voto e del successo sardo di Todde, ma anche dell’accordo intorno a Luciano D’amico, candidato in Abruzzo al voto di domenica.
I guai, però, vengono dall’esterno, dalla politica estera. E ancora una volta su questo punto Giuseppe Conte si è mostrato ambiguo. Biden o Trump? “Noi tuteliamo l’interesse nazionale con qualunque presidente”, ha sviato la questione l’ex premier parlando a La7. “L’identità del M5S non è definita dalle elezioni altrui ma dalle posizioni assunte in Italia”, ha aggiunto, sottolineando anche che “Biden ci lascia insoddisfatti della politica estera”. Quella di Conte è una (non) posizione che già nelle scorse settimane aveva attirato le critiche di buona parte del Pd, apertamente allineato con l’attuale presidente americano e ancor più contro Trump e il mondo che rappresenta. Anche la posizione sull’Ucraina continua a dividere M5S e Dem, come si è visto chiaramente nel recente voto al Parlamento Europeo.
Sono temi su cui una sintesi, almeno oggi, appare difficile, anche perché per sfidare la Meloni bisognerà tenere insieme i partiti del centro, +Europa e Azione con quel 6-7 per cento stimato dai sondaggi. “Tra noi e il M5s la distanza è incolmabile”, ha ribadito questa mattina Calenda, secondo il quale “Conte non è un vero progressista”. Insomma, il leader centrista ha detto chiaramente che un’alleanza di governo non è nelle carte. “L’Abruzzo è una questione locale”, nessuno si illuda.
E in effetti la tenuta del campo largo è già a rischio anche in Basilicata, dove si vota ad aprile. Chiorazzo, nome inizialmente proposto dal Pd, potrebbe presto fare un passo indietro, dopo la pressione grillina. Gli stessi che per il momento rendono difficile un accordo anche in Piemonte. Così Azione, che valuterà “caso per caso”, potrebbe sostenere i governatori uscenti Bardi e Cirio, entrambi di centrodestra.