Dal Giappone al Regno Unito: all’inizio del 2024 si tornerà a parlare recessione in un contesto sempre più difficile da gestire, con almeno due guerre alle porte e unoinflazione che resta troppo alto per dormire sonni tranquilli. Ma ciò che emerge è anche una situazione estremamente diversificata a seconda delle diverse politiche, più o meno adeguate, predisposte dall’Unione banche centrali.
Il Giappone e la politica ultra accomodante della BoJ
Nel quarto trimestre del 2023, il Il PIL giapponese è sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente dello 0,4% rispetto all’anno precedente. L’è entrata l’economia del Sol Levante “tecnicamente” in recessione dopo aver registrato un calo dello 0,8% nel trimestre precedente. Una doccia fredda per il mercato che si aspettava un lieve incremento dello 0,2%. Un dato che risente soprattutto dell’aumento dell’inflazione, poiché in termini reali, il PIL accelererebbe all’1,9% dall’1% nel 2022.
Il PIL nominale del Giappone nel 2023 ammontava quindi a 4.200 miliardi di dollari, facendo scivolare il Giappone al quarto posto nella classifica mondialedopo Usa e Cina, e dopo la Germania, che si è piazzata al terzo posto con un Pil di 4.500 miliardi di dollari.
Va detto che il La Banca del Giappone non ha mai alzato i tassi come le banche centrali occidentali, mantenendole in territorio negativo nonostante l’accelerazione dell’inflazione. Una politica volta a dare ossigeno ai consumi, attraverso un aumento dei salari nominali, che però oggi mette la Banca del Giappone in controtendenza rispetto ad altre banche centrali occidentali, e un po’ “fuori tempo” per annunciarlo ritiro della politica ultra-accomodante (probabilmente da aprile) mentre Alimentato e a.C si stanno già preparando a tagliare i tassi.
Anche il Regno Unito è in recessione
Insieme al Giappone anche ilL’economia del Regno Unito è caduta in recessionereporting nel quarto trimestre del 2023 a Il Pil si è contratto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, quando era diminuito dello 0,1%. Anche il Regno Unito è entrato “tecnicamente” in recessione, avendo registrato due trimestri consecutivi di Pil negativo, ma il 2023 si salva con un +0,1% rispetto al 2022.
L’idea degli analisti in questo secondo caso è che l’economia del Il Regno Unito ha toccato il fondo ed è pronto per il rimbalzo, che arriverà nel 2024. Per questo motivo, a taglio anticipato dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra.
La Germania diventa la Cenerentola d’Europa
L’economia tedesca non è stata salvata da questa ondata di rallentamento ed è entrato in recessione nel 2023, registrando un Pil in calo dello 0,3% a causa della crisi che ha colpito il settore industriale a causa degli alti costi dell’energia e delle difficoltà nell’export in risposta alla crisi economica mondiale. Fattori che si sono combinati con la debolezza dei consumi interni, penalizzando la locomotiva d’Europa.
In questo caso, il La spia è nelle mani della BCEprossimo a porre fine alla politica restrittiva messa a punto per combattere l’inflazione, anche se i tempi non sono ancora maturi per un taglio dei tassi e bisognerà attendere la fine della prima metà di quest’anno.
Le nuove previsioni della Commissione Europea
Le previsioni della Commissione Europea annunciato ieri invece lo confermano l’UE nel suo complesso ha evitato la recessione.
“L’economia europea sta rallentando. Ha evitato la recessione, ma ha avuto una crescita molto bassa e continuerà ad averla anche quest’anno”, ha ammesso il commissario Paolo Gentiloni, aggiungendo “siamo fiduciosi che l’attività economica possa riprendere l’attività nel 2025 e questo vale anche per l’Italia”.
L’UE ha rivisto l’ Stima del Pil dell’Eurozona pari allo 0,5% nel 2023 dallo 0,6% previsto in autunno e allo 0,8% nel 2024 dal precedente 1,2%.
Nel 2025 è previsto un ritorno alla crescita (+1,5%). Stesso discorso per l’Italia che crescerà solo dello 0,7% nel 2023 e nel 2024 (in precedenza si stimava un aumento dello 0,9% nel 2023), mentre la previsione per il 2025 resta invariata all’1,2%. %.
La classifica lo vede tra i peggiori nell’UE:
- Svezia (+0,2%)
- Germania (+0,3%)
- Paesi Bassi (+0,4%)
- Finlandia (+0,6%)
- Austria (+0,6%)
- Estonia (+0,6%)
- Italia (+0,7%).