L’incontro organizzato dall’Unione Industriali Torino, legato a Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024 e Biennale Tecnologia 2024. Il ruolo del nucleare e la filiera ambientale
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Progettare il futuro dell’Italia in termini di autonomia energetica e decarbonizzazione dell’industria. Questo è il tema centrale di “Energie possibili”l’evento organizzato da Unione Industriale di Torino nell’ambito della Biennale Tecnologia 2024. Un momento di incontro legato al riconoscimento ricevuto dal capoluogo piemontese candidato da Confindustria Capitale della cultura d’impresa 2024 . «L’energia è un elemento chiave per rilanciare le nostre imprese e le nostre economie. Siamo in una fase di trasformazione, ma anche di apertura e di nuove prospettive. L’Italia deve essere veloce nel cogliere le opportunità di crescita”, ha affermato il presidente dell’Unione Industriali Torino, Giorgio Marsiaj iniziare il lavoro. La neutralità climatica, secondo il presidente, è fondamentale per le imprese, ma «la transizione ecologica non deve lasciare indietro nessuno. La decarbonizzazione deve essere raggiunta attraverso molteplici percorsi”, ha sottolineato. E guardando allo scenario globale, Marsiaj ha evidenziato come, per essere competitivi, sia necessario «reperire risorse per finanziare la ricerca. Fondamentale è la collaborazione tra pubblico e privato, tra imprese grandi e piccole, con università, associazioni, istituti di ricerca e startup”, ha concluso.
Sicurezza, sostenibilità e competitività
Dall’idroelettrico al nucleare di nuova generazione, dalla chimica ai biocarburanti: tanti i temi analizzati nel corso dell’incontro, grazie al contributo di numerosi ospiti del mondo delle imprese. Parlando di rinnovabili in Italia, “l’obiettivo è passare dal 44%, che era la percentuale di energia elettrica rinnovabile prodotta nel 2023, all’84% nel 2030”, ha evidenziato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futuro. “È una sfida importante, ma che potremmo vincere e che prevede investimenti nel sistema batterie, nelle reti per rendere il sistema ancora più intelligente e l’intelligenza artificiale ci aiuterà sicuramente”, ha detto il presidente. «Per produrre energia è necessario avere sicurezza, sostenibilità ambientale e competitività nella produzione“, ha dichiarato Giuseppe Bergesio, Amministratore Delegato di Iren Energia, sottolineando i tre punti fondamentali su cui le aziende devono lavorare. E dalle parole del manager emerge che Iren Energia va proprio in questa direzione, con un “nuovo piano industriale” che “punta sulle energie rinnovabili, con un forte ingresso di fotovoltaico ed eolico”. Anche lui della stessa opinione Simone Nisi, direttore affari istituzionali Edisonche evidenzia come l’azienda sia partita «dalla decarbonizzazione del settore elettrico, che è uno dei grandi obiettivi», per poi lavorare «sulla decarbonizzazione del settore del gas naturale e poi la decarbonizzazione dei clienti a vario titolo, consumatori finali, soggetti pubblici amministrazioni, il settore terziario e infine la decarbonizzazione dell’industria e del settore dei trasporti.”
Nucleare di quarta generazione
E se parliamo di transizione ecologica non possiamo dimenticare il nucleare di quarta generazione, che se, come sottolinea Stefano Buono, fondatore e amministratore delegato di newcleo, «è ottimo per la sicurezza degli approvvigionamenti (serve pochissimo materiale e un reattore dura decine di anni); per la sostenibilità ambientale, perché l’impatto è minimo in termini di superficie utilizzata ad esempio ed è energia decarbonizzata”, è invece meno conveniente dal punto di vista dei costi. Per questo, nel processo “è importante utilizzare non solo l’elettrone, ma anche il calore” poiché “tutti gli industriali hanno bisogno sia del vapore ad alta temperatura che dell’elettrone”, e l’energia nucleare può fornirlo mentre “è più difficile per le energie rinnovabili, perché poi la temperatura deve essere ottenuta con l’elettricità”, ha spiegato il CEO. «La modularità aiuta con i costi, ma quello che aiuta di più è quanto si investe: stiamo passando dal nucleare statale al nucleare privato e i privati hanno bisogno di un rapido ritorno sull’investimento”, ha continuato. «L’impianto deve essere costruito in tre anni, in fretta», quindi, spiega Buono, invece di una grande centrale è più conveniente costruire impianti piccoli che entrino in funzione in tempi brevi. «Se tutto questo funziona bene il nucleare sarà interessante anche dal punto di vista economico”ha concluso sottolineando che «i giovani in questo momento sono molto favorevoli al nucleare, lo dicono le statistiche, il problema grosso sarà quando dovremo mettere la centrale da qualche parte, ma questo problema esiste con l’eolico, il solare e qualunque cosa .”
I rifiuti sono il “petrolio del nostro millennio”
Dal nucleare alla chimica e ai biocarburanti, sfruttando una nuova risorsa: i rifiuti. “I rifiuti sono il petrolio del nostro millennio”, ha affermato Fabrizio Di Amato, fondatore di Maire Tecnimont. «Abbiamo sviluppato una tecnologia brevettata e recuperiamo i rifiuti indifferenziati, che oggi in Italia, senza toccare le filiere esistenti, ammontano a 16 milioni di tonnellate. Se li trasformassimo potremmo produrre 1,6 milioni di tonnellate” di energia, precisa il presidente, un risultato importante considerando che “il fabbisogno dell’industria è di 400mila tonnellate”. E partendo dai rifiuti si possono ottenere anche i biocarburanti, non solo biodiesel, ma anche Hvo, che parte dalla stessa base del biodiesel, ma è un elemento a cui viene tolto l’ossigeno per ottenere un idrocarburo. “A parte le emissioni di CO2 del processo produttivo, ciò che emettiamo vale zero”, ha spiegato Raffaella Lucarnoresponsabile bioraffinazione e fornitura Biometano di Enilivesottolineando come l’HVO «riduca la Co2 dal 60% al 90%.
Obiettivo net zero sostenuto anche dalle banche
L’obiettivo di arrivare a zero emissioni non riguarda solo le aziende. In questo percorso l’industria può avere un alleato: le banche. “L’obiettivo net zero di una banca non è legato principalmente alle filiali, o ai luoghi in cui lavorano i dipendenti”, ha precisato Giovanna Zacchi, responsabile Strategia ESG Bper Banca, ma è legato a chi riceve i soldi da investire nella riduzione delle proprie emissioni. «La banca sostiene la decarbonizzazione dei propri clienti», ha detto Zacchi, chiedendo loro dimostrazioni sulla metodologia per ridurre il loro impatto climatico.