A Parigi, l’ultima edizione di Première Vision, il salone internazionale della moda e del tessile appena conclusosi, ha messo sotto i riflettori l’impegno sostenibile del settore.
Il tema di sostenibilità sta assumendo un’importanza sempre maggiore, grazie alla lenta ma inesorabile presa di coscienza del precario stato di salute del nostro pianeta. I danni causati dall’inquinamento e dallo sfruttamento massiccio delle risorse sono sotto gli occhi di tutti.
In questo scenario l’industria del moda – tra i più inquinanti – si impegna a ridurre il proprio impatto ambientale lungo tutta la filiera, investendo in ricerca e sviluppo e scegliendo soluzioni concrete per promuovere modelli di Attività commerciale più etico e responsabile. Ma dove siamo?
Prima Visionel’evento internazionale dedicato alla moda e al tessile, svoltosi a Parigi dal 6 all’8 febbraio, ha fatto il punto sullo stato dell’arte, puntando i riflettori sull’impegno del settore in campo verde.
Trasparenza e tracciabilità
«Spesso descritta come un’industria “opaca”, l’industria della moda sta attraversando una trasformazione significativa verso una maggiore trasparenza», ha spiegato la squadra Prima Visione.
Un’evoluzione dettata dalle richieste dei consumatori, sempre più attenti ed esigenti, ma anche dalla necessità di rispettare la nuove normativecome quella recentemente adottata in Europa con la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Direttiva), che impone alle aziende di analizzare la propria catena di fornitura per identificare, prevenire o mitigare i rischi sociali e ambientali.
«Negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti e marcatori che permettono di tracciare i materiali fin dalle prime fasi di lavorazione, come la sgranatura del cotone o lo sviluppo dei filamenti sintetici».
L’azienda portoghese di filati Inovafilad esempio, si è associato al programma di agricoltura rigenerativa Buona Terra Cotone che, utilizzando la tecnologia dei marcatori luminescenti Fibertrace® e il blockchain associati, raccoglie informazioni in ogni fase del trattamento.
Leader mondiale nella produzione di tessuti percapispalla – Millerain britannico – oltre a mantenere le informazioni su ogni lotto di materie prime, si affida all’azienda ChemTrec analizzare le sostanze chimiche utilizzate durante il processo produttivo, al fine di identificare i rischi, valutarli ed eventualmente scegliere prodotti sostitutivi.
Fibra verde e tessuti sostenibili
La ricerca sta facendo passi da gigante nella produzione di materiali innovativi capace di rendere la moda più etica e sostenibile. Dai tessuti realizzati con la frutta a quelli a base di alghe, funghi o sughero, fino a quelli prodotti da scarti tessili, cosmetici o agroalimentari, o anche dalla plastica raccolta negli oceani, il ventaglio di alternative appare davvero vasto.
L’azienda tessile portoghese Materiali positivi è riuscita a sviluppare tessuti in fibra di banana; grazie a una rete internazionale di partner, come start-up innovative e brand di consumo, è in grado di produrre fibre anche utilizzando residui agricoli, scarti alimentari e scarti tessili.
IL Ictyos di Lione ha sviluppato nuove soluzioni abbronzanti: utilizzando le proprie competenza in pellami marini provenienti dal settore alimentare, ne ha fatti nascere di nuovi prodotti per la concia al vegetalederivanti dalla lavorazione dell’uva e residui della produzione della birra.
C’è chi – piace Torniamo – salva dall’incenerimento migliaia di prodotti e materiali, trasformando la merce invenduta di case di moda e marchi in tessuti riciclati qualità. Ma i resti costituiscono anche un’alternativa sostenibile all’utilizzo di materiali vergini.
«Il contesto del cambiamento climatico richiede buon senso ed economia delle risorse – ha dichiarato il team della fiera parigina – per non parlare dell’accesso a scorte esaurite rappresenta una necessità per i marchi emergenti. I giovani designer producono in piccole quantità e potrebbero avere difficoltà a soddisfare i volumi minimi richiesti dai produttori per firmare contratti di produzione».
Venendo ad incontrarli sono realtà simili Nona Fonte – piattaforma supportata da LVMH, che mette a disposizione dei creativi un vasto catalogo dei più rinomati prodotti surplus casa di lussooffrire materiali di alta qualità a prezzi convenienti – e Si adatta. Fondata da Virginie Ducatillon e Marie-Anne Gauly con l’obiettivo di riportare alla luce pellami e materiali nobili che giacciono inutilizzati nei magazzini artiglio più prestigioso, si rivolge ad una vasta fascia di clientela, dai marchi più affermati ai marchi indipendenti, fino agli studenti delle scuole di moda, garantendo trasparenza e tracciabilitàcosì come un rigoroso controllo di qualità.
Certificazioni
Mentre da un lato è gratificante assistere alla crescita costante di uno moda eticaattento al proprio impatto ambientale, diventa però sempre più difficile distinguere chiaramente un impegno reale e significativo da un mero impegno greenwashing.
Per questo motivo il certificazioni di sostenibilità emessi da organizzazioni terze e indipendenti hanno un ruolo molto importante. Per esempio GOTSlo standard globale per le fibre tessili da filiere biologiche, OEKO-TEXetichetta che certifica l’assenza di sostanze nocive nei tessuti e nei componenti tessili, o ancora Bluesignuna certificazione internazionale che valuta l’intero ciclo di vita del prodotto, tenendo conto di criteri ambientali e sociali.
«L’immagine del settore moda sta cambiando e i prossimi anni rappresentano una sfida per i brand che sapranno educare, rassicurare e supportare i propri clienti nella scelta di prodotti sostenibili e ben fatti».