«Per anni l’Italia è stata un Paese particolarmente osservato. Per questo motivo credo che negli archivi dei servizi segreti degli Stati alleati e non, possano esserci tracce utili a far luce su eventi sui quali la verità non è completa. Come il Tragedia di Ustica o il caso Moro…». Quando parliamo di segreti pensiamo sempre a Francesco Cossiga. E Luigi Zanda era amico e collaboratore di Cossiga: «Anche se nella prima fase della Repubblica – spiega – c’erano questioni la cui conoscenza era riservata a pochissime persone. In effetti Cossiga non mi ha mai parlato di alcune cose, anche se praticamente vivevamo insieme. Era il suo modo di proteggermi.”
Da cosa l’ha protetta, per esempio?
“Ricordo quando divenne capo dello Stato. In quel periodo mi ero trasferito a Venezia per lavoro. Un giorno lessi sui giornali di un’organizzazione chiamata Gladio, nella cui strutturazione lui era coinvolto. Allora ho preso l’aereo e sono andato a trovarlo al Quirinale. In un certo senso ho protestato: “Perché non mi hai detto niente?” Lui rispose freddamente: “Perché non c’era motivo che tu lo sapessi. E perché se l’avessi saputo ti avrei portato solo guai.” Così ha fatto anche in altri casi.”
Ma in una notte d’inverno del 1979 si comportò diversamente. Una notte importante, con un viaggio segreto importante, per un appuntamento importante, di cui Cossiga – chi era primo ministro – Zanda avvertì in tempo. Quella notte il primo ministro italiano sbarcò nella capitale della Germania occidentale. A Bonn, visto che la Germania Est esisteva ancora e Berlino era divisa dal Muro. Ad aspettarlo c’era solo la cancelliera socialdemocratica Helmut Schmidt. Nessun altro. Ufficialmente l’incontro non era all’ordine del giorno. “E quella notte Cossiga fece una scelta che avrebbe cambiato il corso della storia”, racconta oggi Zanda, che nella sua seconda vita è stato leader del Pd al Senato, ma nella prima vita è stato l’uomo più vicino al Piccone.
“C’era un clima da guerra fredda nel mondo. L’Unione Sovietica aveva puntato i missili SS-20 contro l’Europa e la Repubblica Federale Tedesca voleva che la NATO rispondesse al Cremlino: chiedeva l’installazione di testate nucleari sul territorio europeo da puntare contro Mosca. E ha insistito perché anche la Roma partecipasse al progetto.” Sul famoso bisognava prendere una decisione Euromissili. Così la cancelliera ha deciso di invitare il capo del governo italiano. A tavola le portate finirono velocemente e il tono della discussione si fece subito acceso. «Il giorno dopo Cossiga mi raccontò la conversazione. D’altronde tra noi c’era un legame molto stretto. Ci conoscevamo dal 1973: io ero segretario di una commissione stazionata a Palazzo Chigi, lui era un deputato che veniva spesso a Palazzo Chigi. Ben presto il nostro rapporto di confidenza si trasformò in amicizia. Quando fu nominato ministro mi chiese di seguirlo. Siamo stati insieme anche al Viminale tra il 1976 e il 1978: anni devastati dal terrorismo. Affrontammo quella stagione come compagni di guerra. E di quella tragica esperienza da titolare dell’Interno, Cossiga portava sempre con sé il senso di colpa per non aver potuto difendere Aldo MoroUN”.
La cena riservata a Bonn, in qualità di Primo Ministro, avrebbe dovuto prevedere un menù pesante.
“Sapeva già cosa lo aspettava. Qualche tempo prima l’informazione gli era giunta in via confidenziale dagli Stati Uniti. Mi aveva chiamato nel suo ufficio. Era preoccupato e dibattuto. Da atlantista convinto, capì l’importanza dell’iniziativa e la condivise. Ma temeva per la stabilità del Paese, temeva soprattutto la reazione dell’opinione pubblica di sinistra sollecitata dal Partito Comunista Italiano. E lui, che aveva un rapporto privilegiato con il PCI, sapeva che la sua decisione avrebbe cambiato per sempre i rapporti con i comunisti. Con questi dubbi volò nella Germania Ovest.”
Schmidt considerava davvero realistica l’ipotesi di un’aggressione da parte dell’URSS di Leonid Breznev?
«La Germania Ovest visse in modo angosciante il confine “tedesco-tedesco” con la Germania Est, che segnava una separazione ideologica se possibile più solida di quella fisica. C’era il dramma di Berlino Ovest circondata dai checkpoint. C’era un apparato militare nemico che dispiegava il suo potere vicino al confine. Era una condizione terribile. Un problema serio per i tedeschi, per l’Europa, per l’Occidente”.
E l’incontro è servito a sciogliere le riserve che covavano a Roma.
“È così.” Per tutta la sera Schmidt spinse affinché l’Italia installasse i Pershing e le Crociere. Ma durante la conversazione il cancelliere ha notato che l’ospite era titubante. E poi ha alzato la voce, dicendo a Cossiga: «Avete queste esitazioni perché non avete 1.400 chilometri di confine con la Germania dell’Est, cioè con l’Unione Sovietica. Tu sai che hanno decine di postazioni missilistiche puntate sul mio Paese, ma siccome tu non hai questo problema mi parli di questioni di politica interna. “È stata una conversazione fuori dai canoni diplomatici”.
E il Primo Ministro?
«Quando tornò a Roma mi disse: “Di fronte a certi argomenti dovevo mettere da parte tutti i miei dubbi”».
Mette da parte anche il “rapporto privilegiato” che ebbe con il PCI e con Enrico Berlinguer, segretario di quel partito e suo cugino di primo grado.
“Ci sono convinzioni in ognuno di noi che non possono essere sradicate. Cossiga una volta mi raccontò che a sedici anni aveva deciso di impegnarsi in politica, ma non sapeva se aderire al PCI o alla DC. Mi confidò che fu la sua avversione verso l’Unione Sovietica a fargli fare la scelta. E quando Schmidt a cena toccò quel bottone…».
L’adesione italiana al progetto NATO venne sbloccata.
«A Roma la maggioranza di governo era compatta: c’era il sostegno del Partito repubblicano e in precedenza c’era stato un importante lavoro svolto dal Partito socialista con i socialdemocratici tedeschi. L’accettazione degli euromissili è diventata una tappa decisiva perché la corsa agli armamenti ha reso il sistema economico di Mosca ancora più fragile. E quando, anni dopo, gli Stati Uniti annunciarono la costruzione dello scudo spaziale, l’apparato militare sovietico sarebbe stato definitivamente messo in crisi. Per stare al passo con l’Occidente, il Cremlino avrebbe avuto bisogno di investimenti troppo costosi”.
Al ritorno da Bonn è stato il primo ministro a informare il PCI della decisione?
«Credo che non sia stato Cossiga a informare Botteghe Oscure…».
Poi è stata Mosca.
(Rottura) «Ma non possiamo dimenticare che quelli erano ancora gli anni della Guerra Fredda. E anche se all’interno del PCI si avvertirono grandi difficoltà, i due campi rimasero perfettamente separati. Per i comunisti italiani era impensabile non schierarsi dalla parte dell’Unione Sovietica”.
Se Enrico Berlinguer ha ricevuto la notizia degli euromissili dall’URSS, da chi ha avuto l’avviso Cossiga?
“Conoscendo i suoi rapporti, i canali possibili avrebbero potuto essere esclusivamente tre: il segretario di Stato americano, l’ambasciatore americano in Italia o i suoi amici della Cia”.
La CIA…
«Con l’intelligence americana, per così dire, Cossiga mantenne un rapporto confidenziale. Era incuriosito dai servizi segreti, perché era consapevole della forza di quello che oggi definiamo lo “Stato profondo”.
Il lato oscuro della luna.
“Ebbene, in ogni sistema democratico c’è il governo e poi c’è una struttura statale che in qualche modo deve essere affrontata. I servizi sono formidabili antenne della conoscenza. Ed era straordinariamente curioso.”
Infatti non ha mai negato questa “curiosità”.
«Anni prima aveva chiesto a Moro perché lo avesse scelto come ministro dell’Interno. E Moro gli ha risposto: “Perché sei una persona molto curiosa”. Forse fu proprio grazie alle informazioni ricevute dai suoi “amici” che Cossiga capì già all’inizio degli anni ’80 che l’Unione Sovietica sarebbe crollata. Mentre fu per intuizione politica che, quando cadde il Muro, capì in anticipo che sotto quelle macerie sarebbero rimasti i partiti italiani della Prima Repubblica. Ma nessuno lo ascoltò. In effetti, pensavano che fosse pazzo.”