In occasione del secondo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina, il consigliere federale ticinese agli affari esteri ha fatto il punto sulla politica internazionale, sulla neutralità e sulla situazione mediatica del conflitto.
I due anni trascorsi dall’inizio del conflitto in Ucraina sono occasione per fare bilanci e retrospettive. Tra le varie posizioni sul conflitto diffuse oggi ci sono anche quelle di Ignazio Cassis, raccolte oggi da Ticinonews.
Il consigliere federale ticinese non usa mezzi termini per definire la portata degli eventi del febbraio 2022: “è un cambio d’epoca, per dirla proprio. Non pensavamo che una guerra di questo tipo, con carri armati e invasioni territoriali, fosse ancora possibile in Europa dopo la seconda guerra mondiale”. Una guerra che cambia quindi il paradigma, e che costringe a guardare al recente passato e a fare il punto: “dobbiamo riconoscere che abbiamo sbagliato: tutti i sistemi costruiti per evitare che questo tipo di conflitti si ripetano si sono rivelati inefficaci” . Questa delusione rispetto alle aspettative riposte sulla collaborazione internazionale non è priva di implicazioni pratiche, secondo Cassis: “con una guerra vediamo come si abbassa la soglia per una seconda, o una terza: penso a quello che succede in Medio Oriente, in Nella regione del Caucaso o nel Sahel. Più guerre ci sono, più le persone si sentono legittimate a usare le armi per risolvere i conflitti.”
Due anni fa la Svizzera ha preso rapidamente posizione sul conflitto in Ucraina, secondo la formula utilizzata dallo stesso Cassis e sintetizzata in “neutralità, non indifferenza”. Qual è allora il bilancio della politica internazionale della Confederazione? “La neutralità ci permette di svolgere un ruolo diverso da quello di altri Paesi. Ieri a New York abbiamo ricordato l’anniversario del conflitto con tanti appelli, ma senza una soluzione di pace in vista”. È proprio a questo punto che entra in gioco la Confederazione: “l’unico sforzo che si sta tentando è quello che l’Ucraina ha chiesto alla Svizzera: ospitare una conferenza di pace nel Paese”. In questo senso, se le dinamiche della diplomazia lo consentiranno, l’appuntamento è previsto entro l’estate. Ma una conferenza di pace sull’Ucraina deve necessariamente essere un evento globale: “la conferenza si svolgerà a patto che ci sia una forte partecipazione non solo dei Paesi occidentali, ma anche del Sud del mondo – penso a Cina, India, Sudafrica , Brasile, Australia. Serve ampia partecipazione; la Russia non entrerebbe nel merito di un congresso troppo partigiano.”
A due anni dall’inizio del conflitto, l’attenzione dei media sulla guerra tra Russia e Ucraina sta scemando, anche a causa di quanto sta accadendo tra Israele e Palestina, riconosce Cassis. Questo mette a rischio il futuro di Kiev? “C’è una sorta di competizione per l’attenzione della comunità internazionale, e in questo momento gran parte dell’attenzione è focalizzata sul Vicino Oriente. Ciò significa anche che non vengono consegnate nemmeno le armi, il denaro e le capacità di cui l’Ucraina avrebbe bisogno. D’altra parte, le risorse non sono infinite e ogni paese dirotta le sue possibilità laddove i suoi interessi sono maggiori”.