delibera del Consiglio dei Ministri del 26 febbraio 2024 il Governo ha, altresì, disposto l’avvio di tre nuove missioni internazionali per il 2024 (
Doc. XXV n. 2), il cui esame
si è concluso lo scorso 5 marzo, all’esito delle comunicazioni sulle missioni e gli impegni operativi internazionali da avviare nel 2024.
‘Assemblea della Camera dei deputati ha approvato, con distinte votazioni, la risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090; la risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, respingendone il 18° capoverso della premessa; le risoluzioni Richetti ed altri n. 6-00092, riformulata, e Faraone ed altri n. 6-00093 ; la risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094 limitatamente al 1° impegno del dispositivo, respingendone la premessa con distinta votazione e risultando precluse le restanti parti del dispositivo; la risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095 (Vedi All. A).
L’Assemblea del Senato ha approvato le proposte di risoluzione n. 3 della maggioranza e nn. 1 (testo 2) (sen. Calenda (Misto-Az) e altri), 4 (sen. Patuanelli (M5S) e altri), 5 (sen. Enrico Borghi (IV) e altri) e, in un testo riformulato, 6 (sen. Alfieri (PD) e altri).
Doc. XXV n. 2 ha previsto l’avvio delle seguenti 3 nuove missioni.
L’Operazione Levante
La scheda 13-bis/2024 prevede la partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, di 192 unità di personale militare, 10 mezzi terrestri, una unità navale e una unità aerea al dispositivo militare, definito “Operazione Levante”.
A tal riguardo nella richiamata scheda il Governo fa presente che a seguito dello scoppio del conflitto Israele-Hamas, avvenuto il 7 ottobre 2023, “la Difesa italiana è stata chiamata a fornire contributi per fronteggiare una situazione che prefigura una potenziale escalation e impone un approccio integrato”.
Il contributo italiano all’ “Operazione Levante” è pertanto finalizzato a:
- trasportare beni di prima necessità a favore di civili;
- schierare un ospedale da campo e una unità navale con capacità sanitaria, in supporto alla popolazione civile;
- predisporre misure precauzionali per l’eventuale evacuazione di connazionali o l'”estrazione delle forze italiane dalla regione”;
- rafforzare la presenza nel Mediterraneo Orientale.
Si precisa, inoltre, che il dispositivo in esame potrà interagire con altre missioni internazionali già attive ed in particolare con il dispositivo aeronavale “Mare sicuro”.
L’area geografica dell’Operazione è la seguente; Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, Libano, Egitto, Giordania, Cipro, EAU, Qatar e regione del Mediterraneo Orientale
Il fabbisogno finanziario dell’Operazione, per il periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2024 è stimato in euro 3.213.780 euro.
Il potenziamento dispositivi nazionali dell’Unione europea
La scheda 26-bis/2024 riguarda “la proroga dell’impiego di un dispositivo multidominio in iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e Oceano Indiano Nord-Occidentale“.
Il nuovo impegno operativo ricomprende alcune missioni già attive, cui nella delibera di autorizzazione per il 2023 erano dedicate singole schede, e missioni nuove.
Tra queste ultime la più significativa è la nuova operazione dell’Unione europea EUNAVFOR ASPIDES, avviata in occasione del Consiglio Ue dello scorso 19 febbraio.
L’area geografica dei dispositivi che rientrano nella scheda in esame è la seguente: Mar Mediterraneo, Mar Rosso e Paesi rivieraschi, Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Canale del Mozambico, Oceano Indiano, Stretto di Hormuz, Golfo Persico, Golfo di Oman, Bahrain, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e altri Paesi rivieraschi.
L’operazione EUNAVFOR ASPIDES
L’operazione Aspides (“Scudo” in lingua greca) è stata istituita per la durata di un anno, con l’obiettivo di proteggere le navi civile in transito davanti alle coste dello Yemen dagli attacchi provenienti dalla terraferma.
L’obiettivo dell’operazione – si legge nella scheda in esame – è contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un’area di Operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico, con compiti eminentemente difensivi, estesi alla difesa del naviglio mercantile nella sola area prospiciente lo Yemen e nel Mar Rosso,
Il Consiglio Ue ha affidato ad ASPIDES i seguenti compiti:
a) garantire la conoscenza della situazione marittima e accompagnare le navi nell’area di operazione;
c) proteggere le navi da attacchi multi-dominio in mare, nel pieno rispetto del diritto internazionale, compresi i principi di necessità e proporzionalità.
I documenti preparatori del Consiglio UE affrontano il tema dei confini del diritto di auto-difesa e della differenza tra il compito di “accompagnamento” e quello di “protezione”. Da tali documenti emerge che gli assetti di Aspides, nel rispetto dei princìpi di necessità e proporzionalità, dovranno avere la capacità di neutralizzare i diversi tipi di minaccia alle navi commerciali in transito, che possono venire da droni e missili, senza escludere gli attacchi marittimi o aerei.
Il Comando operativo dell’operazione ha sede a Larissa in Grecia e il comandante è il commodoro greco Vasilios Griparis. Il Force commander (che guida le operazioni nel teatro operativo, a bordo della nave ammiraglia) è il contrammiraglio italiano Stefano Costantino.
Come per tutte le missioni e operazioni militari PSDC, il controllo politico e la direzione strategica spetterà al Comitato politico e di sicurezza (PSC), composto di rappresentanti degli Stati. Il Comitato militare UE, composto dai Capi di Stato maggiore, e il suo Presidente, dovranno svolgere un ruolo di interfaccia tra il comandante dell’operazione e il vertice politico.
Le “spese comuni” dell’operazione, il cui importo di riferimento è fissato a 8 milioni di euro, saranno a carico dello Strumento europeo per la pace (EPF), fondo fuori bilancio dell’UE (si tratta dello stesso fondo che rimborsa gli aiuti militari all’Ucraina). Il resto lo metteranno gli Stati nazionali, finanziando la propria partecipazione nazionale.
In occasione dell’audizione alle commissioni congiunte di Camera e Senato dello scorso 31 gennaio, il ministro della difesa, Crosetto, ha indicato che l’Italia metterà a disposizione una delle tre navi.
La nuova operazione dovrà coordinarsi strettamente con le altre iniziative presenti nell’area, in particolare con l’operazione UE Atalanta (che opera in un’area parzialmente sovrapposta), la missione multinazionale europea EMASOH e la coalizione Combined Marittime Forces. Così come per Atalanta, anche per Aspides sarà essenziale un efficace canale di comunicazione con le compagnie di navigazione, per assicurare una protezione tempestiva.
EUNAVFOR Aspides – si legge della decisione del Consiglio Ue che l’ha istituita – coopera con le autorità competenti degli Stati membri, con gli organi e gli organismi competenti dell’Unione, in particolare il Centro satellitare dell’Unione europea (Satcen), nonché con la missione militare dell’Unione europea volta a contribuire alla formazione delle forze di sicurezza somale (EUTM Somalia) e con la missione dell’Unione europea per lo sviluppo delle capacità in Somalia (EUCAP Somalia). Inoltre, EUNAVFOR Aspides gode del sostegno del Centro dell’Unione europea di situazione e di intelligence per la raccolta delle informazioni necessarie allo svolgimento dei suoi compiti.
L’operazione EUNAVFOR Atalanta
ATALANTA è un’operazione esecutiva dell’Unione europea, avviata nel dicembre del 2008, con due compiti principali: fornire protezione alle navi di aiuti umanitari del Programma alimentare mondiale (WFP) diretti in Somalia e proteggere la libera navigazione delle navi mercantili transitanti nell’area geografica di intervento.
Tale area ricomprende: Mar Mediterraneo, Mar Rosso, Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Canale del Mozambico e Oceano Indiano. Tale area è stata estesa dalla decisione 2012/174/PESC del Consiglio dell’Unione europea nel senso di consentire, in presenza di determinate condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).
Il quartier generale della missione (EU OHQ) attualmente ha sede a Rota (Spagna).
Fino al 2 marzo del 2022, Atalanta ha potuto esercitare i suoi compiti principali anche all’interno delle acque territoriali somale, in virtù di un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Da quella data le attività anti-pirateria devono invece limitarsi alle acque internazionali. Il governo somalo si è infatti opposto al rinnovo della risoluzione delle Nazioni Unite, ritenendo raggiunti gli obiettivi dell’operazione e dichiarando la propria intenzione di farsi direttamente carico della sicurezza marittima delle proprie acque territoriali.
Tra i compiti secondari di Atalanta figurano l‘implementazione dell’embargo alle armi nei confronti della Somalia (sancito dal Consiglio di sicurezza dell’ONU nel 2014) e il contrasto al traffico di stupefacenti al largo della Somalia. Compiti secondari non esecutivi sono la sorveglianza su altri fenomeni illeciti (pesca illegale, traffico di carbone da legna) e il supporto alle altre iniziative UE (a cominciare dalle missioni EUTM e EUCAP sulla terraferma somala) e internazionali.
Dal 12 dicembre 2022 Atalanta ha assunto la nuova denominazione di “operazione militare volta contribuire alla sicurezza marittima nell’Oceano Indiano occidentale e nel Mar Rosso”.
Nel 2023 il Parlamento ha autorizzato l’operazione (scheda 24) con 198 unità di personale, 1 mezzo navale e 2 mezzi aerei, per un costo previsto di quasi 27 milioni di euro.
Il Comando dell’operazione è a Rota (Spagna). Dal 12 febbraio 2024 il Force Commander dell’operazione è il contrammiraglio Francesco Saladino.
L’operazione EMASOH/Agenor
Agenor è la componente militare di EMASOH (European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz), che non è una missione dell’UE, ma un’iniziativa multilaterale di singoli Stati membri (e paesi associati). La missione è stata avviata su proposta dalla Francia, a margine del Consiglio Affari esteri del gennaio 2020, e ha visto poi l’adesione di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Norvegia, oltre che dell’Italia.
Il quartier generale della missione si trova nella base francese ad Abu Dhabi.
L’obiettivo della missione è salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito nello stretto di Hormuz, quadrante delicatissimo per il traffico commerciale e arteria essenziale per il trasporto di petrolio, minacciato dalle crescenti tensioni regionali.
I dispositivi aeronavali dei paesi che aderiscono all’iniziativa svolgono attività di presenza, sorveglianza e sicurezza per proteggere il naviglio mercantile nazionale (anche con attività di scorta); supportare il naviglio mercantile non nazionale (con attività di accompagnamento ma non protezione diretta); effettuare attività di ricognizione e raccolta informativa e rafforzare la cooperazione con gli altri assetti internazionali.
L’area geografica di intervento ricomprende: Stretto di Hormuz, Golfo Persico, Golfo di Oman, Mare Arabico, Golfo di Aden, Oceano Indiano, Mar Rosso.
L’iniziativa non ha un termine di scadenza predeterminato.
Il Parlamento ha autorizzato, per il 2023 (scheda 33) la partecipazione alla missione con un contingente massimo 200 unità di personale, 1 mezzo navale e 3 mezzi aerei, per un costo previsto di 19.702.823 euro.
In aggiunta al previsto dispositivo, a protezione degli interessi nazionali, potranno essere impiegati gli assetti aerei nazionali presenti nell’ambito della Coalizione anti Daesh.
Presenza e sorveglianza nell’ambito dell’iniziativa a guida USA Combined Maritime Forces CMF
La Combined Maritime Forces – si legge nella scheda in esame – è una forza marittima multinazionale che opera nelle acque medio-orientali di Mar Rosso, Oceano Indiano e Golfo Persico, e il cui scopo è di migliorare la sicurezza marittima nella regione. Il personale nazionale riveste, in aggiunta alle altre funzioni (tra cui il contributo nelle attività di capacity building nei paesi inclusi nella propria area di operazioni), ruoli di staff, anche imbarcato. La sede del Comando è in Bahrain, presso le strutture del Comando Americano di USNAVCENT.
Si segnala che ad aprile l’Italia assumerà il Comando della Combined Task Force CTF-153, che opera nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.
La scheda in esame ricomprende anche i seguenti due ulteriori impegni operativi (che non vengono ulteriormente dettagliati):
– attività di presenza e sorveglianza navale nelle acque internazionali del Canale del Mozambico di interesse strategico nazionale;
– attività di presenza e sorveglianza a tutela degli interessi nazionali nell’area (che deve intendersi quella complessiva dei diversi impegni), anche svolte in coordinamento con iniziative multilaterali e/o di organizzazioni internazionali.
L’impegno complessivo, per tutte le missioni indicate nella scheda in esame, è il seguente:
– fino a 642 unità di personale;
– 3 mezzi navali;
– 5 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario è di euro 42.550.121, di cui 10.650.000 esigibili nel 2015.
La partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione europea EUAM Ukraine – European Union Advisory Mission
La scheda n. 34-bis/2024 riguarda una missione internazionale in Europa con cui viene disposta la partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione europea EUAM Ukraine (European Union Advisory Mission). Si tratta di una missione che l’Italia aveva già istituito nel 2021, come risulta dal Doc. XXV n. 4 della XVIII legislatura, e che non era stata rinnovata per gli anni successivi.
Istituita a seguito della crisi ucraina il 22 luglio 2014 con la decisione 2014/486/PESC del Consiglio dell’Unione europea, modificata, da ultimo, con la decisione (PESC) 2021/813 del Consiglio, del 20 maggio 2021, la missione civile non armata e senza compiti esecutivi dell’Unione europea EUAM Ukraine ha iniziato le operazioni il 1º dicembre 2014. Il suo obiettivo generale è sostenere l’Ucraina nello sviluppo di servizi di sicurezza sostenibili, responsabili ed efficienti che rafforzino lo Stato di diritto; essa risulta così incentrata principalmente su tre questioni traversali: i diritti umani e di genere, il buon governo e la lotta alla corruzione.
A sostegno degli impegni assunti dall’Ucraina per le riforme del settore della sicurezza, la missione civile in esame si propone di offrire ai competenti organi ucraini tutoraggio e consulenza per elaborare rinnovate strategie in materia di sicurezza e mettere quindi in atto opportuni sforzi di riforma globali e coerenti, al fine di:
- creare un quadro concettuale per la pianificazione e l’attuazione di riforme che porti a servizi di sicurezza sostenibili in grado di garantire lo stato di diritto, in modo tale da contribuire a rafforzarne la legittimità e accrescere la fiducia dell’opinione pubblica, nel pieno rispetto dei diritti umani e coerentemente con il processo di riforma costituzionale;
- riorganizzare e ristrutturare i servizi di sicurezza in modo da ripristinare il controllo e la responsabilità su di essi.
Nell’ambito del proprio mandato iniziale la missione presta assistenza nel processo operativo della riforma del settore della sicurezza civile, sostenendo la rapida preparazione e attuazione delle misure di riforma.
Il personale dell’EUAM Ucraina è costituito da personale distaccato dagli Stati membri, dalle istituzioni dell’Unione o dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE).
Tutti i costi connessi alla partecipazione del personale distaccato sono a carico dell’istituzione o dello Stato membro di rispettiva appartenenza, incluse le spese di viaggio per e dal luogo di schieramento, gli stipendi, la copertura sanitaria e le indennità. L’EUAM Ucraina ha tuttavia la facoltà di assumere personale internazionale e locale su base contrattuale se le mansioni richieste non possono essere fornite da personale distaccato dagli Stati membri.
Lo status dell’EUAM Ucraina e del relativo personale compresi, se del caso, i privilegi, le immunità e le altre garanzie necessarie ai fini del compimento e del buon funzionamento dell’EUAM Ucraina, è oggetto di un accordo concluso ai sensi dell’articolo 37 TUE e secondo la procedura di cui all’articolo 218 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea., concluso in data 21 novembre 2014 fra l’Unione europea e l’Ucraina.
L’Italia parteciperà a tale missione con l’invio di 1 unità di personale della magistratura, per un fabbisogno finanziario pari a 66.543 euro.
La missione decorre dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024.
ultimo aggiornamento: 3 maggio 2024