Sondaggi TP: Focus Sanremo, rapporto musica-politica e posizionamento internazionale
Siamo tornati con la nostra inchiesta settimanale e, in occasione della chiusura della 74esima edizione del Festival di Sanremo, non potevamo fare a meno di chiedere il parere dei nostri lettori, con particolare attenzione alla dimensione più “politica” della manifestazione. Le dichiarazioni di Ghali e Dargen D’Amico hanno suscitato le ire dell’ambasciatore israeliano in Italia, e l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio ha fatto leggere un comunicato stampa a Mara Venier, “peso massimo” della televisione pubblica.
Sondaggi Sanremo, siete d’accordo o no con lo “stop al genocidio” affermato da Ghali?
Nelle ultime settimane e mesi abbiamo ripetutamente chiesto ai nostri lettori cosa pensassero dello sviluppo del conflitto israelo-palestinese. In questo caso, chiediamo se fossero d’accordo o meno con la dichiarazione fatta da Ghali in diretta televisiva nazionale durante la serata di chiusura del festival.
Il messaggio inviato da Ghali è stato ben accolto da un buon 40% del campione, che ha affermato di aver fatto molto bene perché “l’esercito israeliano sta perpetrando un genocidio ed è giusto dirlo”. Poi, il 13,8% ritiene che abbia ragione perché Israele è andato troppo oltre, ma che non si può parlare di genocidio. D’altra parte, una minoranza (12,5%) ritiene che si tratti di un vergognoso attacco antisemita. Il 28% sostiene che Ghali è stato troppo di parte e che avrebbe dovuto, allo stesso tempo, condannare l’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Musica e politica, colonia o indipendenza?
Il polverone sollevato dal rapper italo-tunisino (arrivato al 4° posto su 30 artisti in gara) ha scatenato la dura reazione dell’ambasciatore israeliano a Roma, che ritiene vergognoso che “il palco del Festival di Sanremo sia stato strumentalizzato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.
Poi la lettura del comunicato stampa dell’amministratore delegato Roberto Sergio da parte di Mara Venier, che ha scatenato ulteriormente le polemiche.
Da qui, e dalle esperienze passate (non ultimo, l’intervento nazionale in diretta del presidente ucraino Zelenski proprio da Sanremo), ci siamo chiesti se sia lecito inviare messaggi politici da Sanremo e, in generale, dagli eventi musicali. La risposta più gettonata è che musica e politica non hanno alcun legame “altrimenti diventano l’ennesimo talk show”. Un altro 26,6%, invece, sostiene che musica e impegno civile si mescolino e che in democrazia debba esserci libertà di parola. Un altro buon 23,4% ritiene che sia legittimo e che gli unici messaggi da censurare siano quelli anticostituzionali. Infine, il 15,8% è favorevole a veicolare messaggi sociali e umanitari ma non prettamente politici.
Restiamo in tema, chiede se l’Italia sia troppo appiattita, asservita, agli Stati Uniti e a Israele. Qui il campione risponde in modo eterogeneo, ma spicca il risultato molto basso della risposta che vuole un’«Italia troppo ambigua e titubante: dovremmo essere più vicini alle posizioni americane e israeliane». Poi, ci sono tre risposte che prendono quasi la stessa percentuale e su cui il campione si divide. Per il 33,4% «non abbiamo il coraggio di prendere le distanze, come dimostra la vicenda di Gaza, e siamo come una collina». Un 30,6% sostiene invece che «siamo giustamente collocati strategicamente nell’alleanza euro-atlantica, riflettendo i nostri interessi e valori». Un 29,8% conferma di essere asserviti a USA e Israele e che proprio per questo «l’Unione Europea dovrebbe sviluppare una politica estera e di difesa forte e autonoma».
Sondaggi TP: la “minaccia” di Trump, giusta o sbagliata? Cosa fare?
Infine, concludiamo il ciclo di domande chiedendo ai nostri lettori cosa pensano delle recenti dichiarazioni del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump in merito alle pressioni esercitate sugli alleati della NATO che non investono ancora il 2% del PIL nella Difesa.
Qui ci sono divergenze significative e non c’è una risposta che si distingua dalle altre, e si passa da risposte favorevoli ad altre totalmente opposte e contrarie. Quella più gettonata – che però ottiene solo il 23,6% – afferma che come in altre occasioni “Trump si sta dimostrando di fatto vicino a Putin e alla Russia, e se diventasse presidente sarebbe un pericolo per tutto l’Occidente”. Un 15,7%, invece, si trova completamente d’accordo perché non è giusto chiedere ai contribuenti americani di spendere per noi per la nostra difesa.
Sondaggi elettorali e politici TP: intenzioni di voto e Meloni Trust al 16 febbraio 2024
Infine, condividiamo il livello di fiducia nel premier Giorgia Meloni e le intenzioni di voto settimanali. Si conferma una certa stabilità e nessuna volata, nonostante le elezioni europee siano sempre più vicine.
Fratelli d’Italia mantiene un netto vantaggio sul Partito Democratico. Il partito di Meloni ottiene il 28,8% delle preferenze contro il 19,7% della prima forza di opposizione. Segue, con il 16%, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Si allarga ancora il divario tra Lega e Forza Italia, con il Carroccio che si attesta al 9,3% e il partito fondato da Berlusconi che, invece, si ferma al 6,7%. Tra le altre forze sopra la soglia nazionale (ma non europea) troviamo Azione (3,8%) e Sinistra Italiana (3,2%). Numeri residuali per tutte le altre forze politiche, con Italia Viva (2,7%) e +Europa (2,4%) che lottano per raggiungere i tre punti percentuali. Democrazia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo ottiene l’1,8%, mentre Unione Popolare (ex Potere al Popolo) non va oltre l’1,4%. “Noi Moderati” chiude all’1,1%. Tutti gli altri partiti minori valgono complessivamente il 3,1% dell’elettorato.
Nota metodologica: L’indagine è stata condotta utilizzando il metodo CAWI, 4100 interviste raccolte tra il 13 e il 15 febbraio 2024. Campione rappresentativo della popolazione nazionale.