“Ministro Antonio Tajani, il viaggio del presidente Zelensky a Washington è stato un ulteriore segnale alla Russia, ma che conferma le operazioni militari.
“Il messaggio che l’incontro Biden-Zelenksy ha trasmesso alla Russia è chiarissimo: l’Occidente è unito e Stati Uniti ed Europa non lasceranno sola l’Ucraina. L’obiettivo è la pace, ma nessuno pensi di logorare l’Europa. Continueremo a sostenere l’Ucraina, tutti insieme, finché non si raggiungerà una pace giusta, una pace che rispetti il diritto dell’Ucraina a vedere soddisfatte le sue richieste di indipendenza e libertà. Stiamo costantemente inviando offerte negoziali alla Russia. Il governo italiano ha chiamato mediatori come la Turchia, il Vaticano e anche la Cina, chiedendo loro di continuare a lavorare per convincere la leadership russa. Ma, ripeto, è chiaro che dobbiamo ripristinare lo status quo ante: serve un sostegno unitario dell’Occidente per creare le giuste condizioni per un cessate il fuoco e poi per i negoziati di pace”.
Si comincia a parlare di ricostruzione, a cui potrebbero essere coinvolte numerose aziende italiane.
“Le reti e le infrastrutture bombardate dai russi dovranno essere ricostruite, e in fretta, perché l’Ucraina è, e sarà sempre, un Paese europeo. L’Europa la assisterà e poi ci prepareremo per quel dossier. Le aziende italiane sono pronte”.
Passando alla Libia, cosa state facendo per affrontare questa crisi così delicata per l’Italia?
“Abbiamo appena invitato a Roma l’inviato del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Abdoulaye Bathily. Il segnale politico è chiaro: l’Italia sostiene pienamente gli sforzi dell’ONU per trovare la strada in un processo di ristabilizzazione della Libia che non sia più attraversato da disordini e scontri militari. Non abbiamo tempo illimitato a nostra disposizione. Lo status quo non è più sostenibile”.
Avete appena concluso la Conferenza annuale degli Ambasciatori. Qual è stato l’esito?
“Siamo determinati a far sì che l’Italia conti di più, questo fa parte del nostro core business. Il commercio internazionale, la politica economica, i nostri legami con il Ministero delle Imprese e il Made in Italy, guidati dal mio collega Adolfo Urso, devono diventare sempre più sinergici. Stiamo pianificando una serie di missioni integrate “a livello di sistema” che aiuteranno le nostre aziende a penetrare mercati nuovi per loro, o ad aumentare la loro presenza nei mercati in cui sono già presenti.
Perché dobbiamo riuscire a cambiare?
“Perché non abbiamo alternative. E la capacità di fare sistema integrato vale a tutti i livelli. Penso alla presenza dei nostri militari all’estero, perché anche quello deve essere uno strumento di politica estera. E in questo caso, dai Balcani al Medio Oriente, la presenza delle nostre forze è fondamentale, così come l’interazione tra questo ministero e il ministero della Difesa. Non si ottengono risultati se non si agisce a livello di ‘sistema-Paese’ integrato, facendo entrare in gioco numerose organizzazioni e i loro diversi know-how per gli stessi obiettivi. Sotto la direzione della presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi, la politica estera di questo Paese deve essere elaborata con il contributo di tutti i ministri”.
Vuoi dire che prima non contavano abbastanza?
“A parte la presenza di Draghi, negli ultimi anni l’Italia non è stata un attore chiave, i Balcani sono stati trascurati, come altre regioni del mondo. Ma non cerco discussioni con chi ci ha preceduto.
Molte aziende italiane preferiscono investire e operare all’estero. Come possiamo attrarre investimenti?
“Abbiamo certamente bisogno di una riforma radicale della nostra burocrazia. Abbiamo iniziato con il Codice degli appalti e continueremo riducendo il cuneo fiscale. Implementeremo anche una riforma approfondita del sistema giudiziario, per renderlo più efficiente”.
Il tetto massimo dei prezzi: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
“Penso che sia un accordo positivo, molto migliore di quello di cui si discuteva fino a qualche settimana fa”.
Riuscirete a prendere una decisione su Piombino? [project for liquified natural gas terminal]
“Il rigassificatore di Piombino andrà avanti, questo è certo”.
Roma candidata per Expo 2030. Andiamo verso una sconfitta certa?
“Lavoriamo per raggiungere il successo, ma sappiamo che non sarà facile”.
Per quanto riguarda le misure recenti, non sembra esserci stata una direzione efficace da parte del governo. Non siete ancora pienamente operativi, o c’è qualcosa nel rapporto con il Parlamento che non funziona?
“La maggioranza è coesa. È chiaro che quando si apportano cambiamenti, ciascuna delle forze della maggioranza vuole vedere approvate le misure più vicine alla propria linea. Tutto ciò fornisce un utile contributo, ma perché tutto si intrecci in modo coeso ci vuole tempo”.