DiFederico Fubini
Vincoli di deficit eccessivi mentre il National Recovery and Resilience Plan è in ritardo. Il processo durerà per i prossimi 7 anni. E c’è un tetto alla spesa pubblica
Venerdì la Commissione europea ha comunicato in via riservata al Governo quanto pubblicherà in autunno: i numeri da raggiungere perché l’Italia esca dall’Ue. procedura per disavanzi eccessivi in cui ora sta entrando. Le magnitudo stimate a Bruxelles non hanno sorpreso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e non implicano un percorso così arduo da risultare, a priori, irrealistico. Ci sono due serie di vincoli: C’è a limite alla spesa pubblica; e c’è un correzione di bilancio di poco più di 13 miliardi di euro all’anno per i prossimi sette annifatto però evitando politiche finanziate su un solo anno di bilancio come accade oggi, ad esempio, con gli sgravi contributivi per i redditi medio-bassi.
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Tra le variabili, però, se ne aggiunge un’altra: gli investimenti delle Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) procedono così lentamente in Italia – anche rispetto alla tabella di marcia già rivista dopo i ritardi degli anni precedenti – che la loro attuazione, da qui a 2026crea incertezza sulla capacità del Paese di rispettare le nuove regole di bilancio. Quest’anno si supponeva di spendere oltre 40 miliardi, ma l’esecuzione nella prima metà dell’anno è stata deludente. Rimangono quindi non molto meno di 150 miliardi di Pnrr da assorbirein teoria, negli ultimi due anni e mezzo dei sei del Piano. In particolare, avendo utilizzato troppo poco il 122 miliardi di prestiti dal PNRR nella lunga sospensione dei vincoli del Patto di stabilità – sul piano pratico, fino alla fine del 2024 – rischia di creare difficoltà nei prossimi anni. Ora ci sono così tanti investimenti ancora da fare che, se verranno fatti, entreranno nel deficit e peseranno sui vincoli di spesa europei proprio quando quegli stessi vincoli inizieranno a farsi sentire.
La correzione
Diamo un’occhiata più in dettaglio. Venerdì la Commissione ha comunicato due serie di cifre all’Italia e agli altri paesi che stanno entrando nella procedura di deficit. Le prime riguardano una raccomandazione, in teoria non vincolante correzione “strutturale” da perseguire ogni anno. L’accento sul carattere “strutturale” delle misure implica che a Bruxelles si terrà conto di eventuali rallentamenti dell’economia, ma Non vengono accettate misure una tantum come quelle che l’Italia ha messo in campo per quasi venti miliardi nella legge di bilancio 2024.
Il governo può quindi scegliere tra un piano di risanamento quadriennale o settennaleaggiungendo riforme e investimenti. Il piano quadriennale implica una correzione, secondo Bruxelles, di circa1,1% del prodotto lordo annuo (PIL): una riduzione del budget da oltre 20 miliardi l’anno fino al 2028. Il governo lo esclude.
Resta il piano settennale. Ciò implica, secondo le indicazioni di Bruxelles, un correzione strutturale dello 0,6% del PIL annuo fino al 2031: quindi, sui valori attesi nel 2025, poco sopra 13 miliardi l’annoPer accedervi, l’Italia dovrà comunicare la propria scelta a Bruxelles tra qualche settimana e sostanziarla con riforme e investimenti che intende abbinare al piano, per rafforzare il motore dell’economia. Saranno quelli già concordati per il PNRR. Uno dei vincoli, però, è che gli investimenti proseguano fino al 2030 o al 2031 allo stesso ritmo della media tra il 2024 e il 2026, quando (in teoria) dovrebbe essere speso il grosso dei fondi europei del Recovery Plan.
Ed è qui che sorgono alcuni problemi. Innanzitutto perché Le norme europee prevedono, oltre alla correzione annuale del deficit, anche una “traiettoria tecnica” della spesa pubblica. Questo deve aumentare ogni anno in misura inferiore alla somma della crescita reale e dell’inflazione. In sostanza, la spesa pubblica deve ridursi costantemente in proporzione al PIL del Paese. E fattori valutati come il potenziale dell’economia, la dinamica dei prezzi e l’invecchiamento della popolazione, Bruxelles ha indicato la sua “traiettoria” per la spesa italiana: potrà aumentare in termini di euro di circa (ma non esattamente) l’1,8% all’anno.. Più o meno quello che Giorgetti si aspettava.
Le previsioni mancanti
L’incognita, però, riguarda i ritardi del PNRR. Se ci saranno non molto meno di cento miliardi di euro di prestiti europei del Piano da utilizzare tutti nel 2025 e 2026 — un boom di spesa pubblica di circa il 4% del PIL — quelli da soli rischiano di far saltare la “traiettoria” o di costringere il governo a ridurre altre spese. Di certo, l’attuale esecutivo ha comunicato meno sul PNRR rispetto al governo di Mario Draghi finora, ad esempio eliminando dai documenti pubblici ogni informazione sulle previsioni di spesa anno per anno. Ora, però, per accedere al piano di ripresa settennale, l’Italia dovrà essere più trasparente con Bruxelles. Il ministro responsabile del PNRR, Raffaele Fitto, non è stato immediatamente disponibile per un commento ieri.
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