Italia, patria di “per la vita“, del medici contrari e le politiche mirate a opporsi in ogni modo all’abortoanche facendo pressione sulle donne negli ambulatori e negli ambulatori: anche in Germania si parla del tema, dopo l’eliminazione della parola “aborto” nel comunicato finale del G7, quest’anno ospitato da Giorgia Meloni a Borgo Egnazia, in Puglia.
Il testo congiunto approvato durante l’ultimo G7, svoltosi in Giappone, menzionava esplicitamente una “accesso sicuro e legale all’aborto” e ha richiesto cure e supporto successivi. Quest’anno, però, sembra che l’Italia abbia spinto forte, scontrandosi soprattutto con Francia, Stati Uniti e Canada, per eliminare ogni riferimento diretto all’interruzione di gravidanza. Il risultato è una formulazione ultra-generica: “le donne hanno diritto a servizi sanitari adeguati, che comprendono anche la salute e i diritti sessuali e riproduttivi”.
Dal ministero “della natalità” al papa: l‘indirizzo “per la vita” La notizia della Meloni non sorprende i tedeschi
Questa scelta non sorprende più di tanto i media tedeschi, che analizzano il comportamento dell’attuale governo italiano sulla base di quello che è sempre stato il suo indirizzo politico dichiarato sulla questione. Il Tagespiegel, che nel 2022 definì Giorgia Meloni una “fascista di grandi speranze”ricorda ad esempio che il “ministero per le pari opportunità”, creato per promuovere l’uguaglianza di genere e denominato dal governo Conte nel 2019 “ministero per le pari opportunità e le politiche familiari”, con Giorgia Meloni diventa “ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità”. Un’aggiunta che sottolinea con forza l’importanza che l’attuale esecutivo attribuisce alla promozione di politiche pro-famiglia.
Sia Taz che Die Zeit ricordano anche il fatto che il primo ministro ha invitato il Papa al G7, simbolo di un sistema di valori comune al governo e che fa perno sulla religione e sulla famiglia. Dopotutto, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha commentato in modo inequivocabile l’assenza del riferimento all’aborto nel progetto di conclusioni del G7″Non so se fosse opportuno un G7 a cui partecipasse anche il Papa”. Con tutto il rispetto per la laicità dello Stato.
A integrare queste considerazioni è anche la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che a maggio riportava la notizia della recente approvazione in Italia, da parte della Camera, di un emendamento al “decreto Pnrr” che dà il via libera ai pro-vita nei centri di consulenza. O meglio, per citare la lettera della legge, il “coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano esperienza qualificata nel sostegno alla maternità”.
Tra medici oppositori e consulenti anti-aborto: una fotografia dell’Italia che ostacola i diritti
Sempre a maggio l’emittente pubblica tedesca ZDF titolava invece “Italia: Ritorno all’aborto clandestino?”, dando voce a una ragazza che ha parlato delle pressioni subite da parte delle cosiddette “organizzazioni per la tutela della vita” prima di interrompere la gravidanza. In una clinica la giovane avrebbe ricevuto il numero di telefono di un presunto centro di consulenza in realtà si è rivelata un’organizzazione “pro-vita”.che comincerebbe a contattarla in tutti i modi, con lo scopo di indurla a non abortire.
Anche ZDF ha segnalato il denuncia dal “Centro donne contro la violenza” di Aostache hanno riferito di diverse donne che, durante la consulenza obbligatoria prima di interrompere la gravidanza, sarebbero state indotte dagli antiabortisti a ascoltare il battito cardiaco del feto durante l’ecografia.
La stampa tedesca sottolinea quindi un dato: per le donne italiane che vogliono abortire la situazione è già molto complicata. La legge infatti consente ai medici obiettori di rifiutare l’aborto per motivi di coscienza e in molte regioni l’80-90% dei medici fa questa scelta. Di conseguenza, le donne spesso devono percorrere centinaia di chilometri per ottenere un appuntamento in una struttura dove è possibile abortire. Insomma, l’omissione del termine “aborto” nel documento finale del G7 non desta sorpresa nemmeno all’estero: è solo l’ennesima conferma di un approccio anti-aborto adottato da tempo, in un’Italia che fa l’applicazione del le sue stesse leggi.