Ma la lentezza del processo di vendita aveva frustrato i regolatori su entrambe le sponde dell’Atlantico. All’inizio di quest’anno, l’assistente segretario al Tesoro ad interim Anna Morris, responsabile dell’applicazione delle sanzioni, lo aveva fatto avvertito Raiffeisen ha rischiato di esporsi ai nuovi poteri sanzionatori conferiti all’Ufficio per il controllo dei beni esteri alla fine dello scorso anno per spremere maggiormente la Russia.
Il destino di Raiffeisen è in netto contrasto con quello della Société Générale, che quattro mesi dopo l’invasione aveva concordato di vendere la sua attività locale, Rosbank, alla holding Interros di un altro magnate dei metalli, Vladimir Potanin. L’accordo è stato agevolato dal fatto che SocGen e Potanin avevano gestito congiuntamente Rosbank per anni prima del 2022, mentre Raiffeisen aveva costruito la propria attività da zero. E a differenza di Deripaska, Potanin all’epoca non era sulla lista delle sanzioni – anche se sia la Rosbank che l’hanno già fatto partecipato da allora.
L’azione della Bce “non è venuta dal nulla”
La BCE ha rifiutato di commentare questo articolo, ma Claudia Buch, che ha assunto la presidenza del Consiglio di vigilanza all’inizio dell’anno, disse a marzo: “Per le banche che sono ancora lì… abbiamo anche dato loro aspettative chiare su come prevediamo un ridimensionamento delle attività e strategie di uscita.”
Nei mesi successivi all’invasione della Russia nel febbraio 2022, la BCE aveva detto poco in pubblico su ciò che si aspettava dalle banche che operavano nel paese, a parte Andrea Enria (il predecessore di Buch) che aveva affermato che ridurre l’esposizione era “la cosa giusta da fare”. L’impatto più ampio della guerra sull’economia europea, e di conseguenza sulle sue banche, era all’epoca una preoccupazione molto più immediata per Enria.
Lettere agli eurodeputati fin dal Giugno l’anno scorso suggeriscono che l’autorità di vigilanza aveva già indicato di aspettarsi un forte ridimensionamento delle banche in Russia, avvertendo di “rischi reputazionali” per coloro che avrebbero continuato. Nicolas Véron, membro del Peterson Institute, ha osservato che la mossa riflette il fatto che il semplice fatto di restare in Russia, in qualsiasi forma, ora “rappresenta una minaccia per il franchising di una banca e l’integrità del suo management”.
Una persona vicina al processo ha confermato che l’ultima mossa della BCE “non è arrivata dal nulla”.