“Niente Dior, niente Dietrich!” afferma perentorio Marlene ad Alfred Hitchcock quando era sul punto di accettare il ruolo principale nel film La paura sul palco del 1950. Il maestro della suspense si lascia convincere e sebbene il couturier di Granville non sia accreditato tra i costumisti del film, la firma sul vestito Palazzo Rosa in mussola madreperla – dalla linea Illusione Ottica per la Primavera Estate del 1949 – è suo. E d’altronde l’attrice è un’amica intima del grande sarto, frequentatrice fissa di Milly-la-Forêt, nonché assidua frequentatrice delle sfilate al numero 30 di avenue Montaigne. Invito in una mano e sigaretta nell’altra, si siede sui gradini affollati dello scalone d’onore dell’atelier, pronta ad opzionare l’intero guardaroba proposto dalla stilista: il vestito Chandernagor, i vestiti Zaffiro mescole della giacca Sbarra annodato in vita e gonna con spacco Prezioso, e il sontuoso Cigno nero, per un’eleganza da grand soirée per sottolineare il suo fascino esplosivo avvolta in un doppio corsetto. La storia tra Monsieur Dior, il cinema e l’America è troppo irresistibile per non essere raccontata; stregato Giovanni Galliano che, per il ready-to-wear Primavera Estate 2004 della maison, ha reso omaggio a Dietrich trasfigurandola in icone contemporanee, e oggi è una strega Maria Grazia Chiuri che studia l’archivio del fondatore e il dress code delle dee da lui vestite, portandolo a un presente che è un connubio tra sartorialità maschile e glamour femminile.
Dior Pre-Autunno 2024; ovvero una “celebrazione dell’incontro tra culture”, oppure “una conversazione sul tema della libertà che dà forma e sostanza a ciò che ogni donna sceglie di essere”, come ha diffuso una nota la maison al momento dell’annuncio della collezione. Quello sfilano per le sale del Brooklyn Museum di New York – già sede della mostra Christian Dior: stilista di sogni –, accogliendo l’approccio eclettico di Chiuri che, come un’abile curatrice, ibrida i linguaggi dedicandoli alla causa femminista. Spiccano le simboliche lancette al neon – opera Doppio Doppio del collettivo Claire Fontaine, modellato sulle sagome delle mani dell’artista Susan Santoro, così come della stessa Chiuri e delle sarte dell’atelier – e Un parigino a New York sale sul palco con un’ossessione per lo stile Dietrich e un gusto squisitamente anni ’40.
Vite giacche Sbarra e gonne a tubino, camicie bianche in croccante popeline di cotone con sigla cravatta, da arrotolare in quelle grandi pantaloni su misurama anche smoking precisi indossati maliziosamente con micro shorts, calzini e sandali con plateauun cappello a cilindro in mano e il grande fascino di Marocco per riemergere dai meandri della fantasia. Citazioni filmiche e personali a colui il cui nome “inizia con una carezza e finisce con una frusta”, come descriveva Jean Cocteau Marlene Dietrich, musa in bilico tra garçonne e femme fatale che ha indossato sia eterei abiti bianchi e neri – disegnati da Lucien Lelong, oggi mentore di Dior e Chiuri, che ripropone la sua silhouette mitologica – sia mascolino due pezzi in tweedin diretto riferimento alla sartoria inglese.
Favoloso io miniabito da faldaun trionfo di frange di strass abbinate a blazer e gambaletti a rete, o ricamate di micropaillettes fruscianti, il look sportivo è accattivante, legame con il raffinato gusto americano che Dior conquistò da allora, nel 1948 e appena un anno dopo il suo debutto nella couture parigina, aprì una filiale della propria maison al 730 della Fifth Avenue a New York. È l’altra tranche della collezione ideata da Chiuri che strizza l’occhio allo sportswear: nessun accento che farà scintille in alcuni mercati, total look denim con revers firmatima anche squisiti caban in pelle nera stropicciata, per completare il tutto Leggings grafici “Parigi-New York”. con le iniziali di feticcio che cattura il cuore.
E il Borsa da sella concepito da Galliano nel 1999, rivista e corretta dal direttore creativo di Dior che ha “rubato” la mitica stampa giornale della fantasiosa Gibilterra, modernizzandola con scritti di Abbigliamento da donna quotidianorafforzando il legame tra Dior e i media americani. E dopo tutto è stata Carmel Snow a coniarlo Nuovo look che identificò lo stile del tiranno della moda, in uno scambio interculturale tra Francia e America che rivive anche nelle simboliche Torre Eiffel e Statua della Libertà, applicate come motivi decorativi onnicomprensivi su trench, abiti e maxi shoppero su quella felpa oversize, ispirata a una sciarpa d’archivio degli anni ’60 creata dal brand con l’artista Alexandre Sache e raffigurante una bandiera divisa diagonalmente, metà USA e metà Francia.
La sera si accende di lampi argentati o rosati, ma il guardaroba rimane pragmatico; casual ma chic, adattabile alle esigenze di una donna moderna che necessita di un ready-to-wear flessibile e versatile. E a chi piace giocare con la moda, proprio come fa Marlene Dietrich, musa della collezione che irradia stile retrò – indistintamente maschile e femminile – nel nuovo dress code firmato Dior.