di Alberto Cossu (Visione & Tendenze Globali. Istituto Internazionale per le Analisi Globali)
Lo studio della politica estera italiana è un campo complesso e multidisciplinare, in cui l’approccio storico ha spesso prevalso su quello “scientifico”. Il libro “Manuale di politica estera italiana” di Raffaele Marchetti ed Emidio Diodato (Il Mulino, 2023) si propone di colmare questa lacuna, offrendo un’interpretazione basata sulla scienza politica e analisi politica.
IL analisi politica applica un metodo empirico allo studio delle politiche pubbliche, analizzando il processo formativo, i soggetti coinvolti, le dinamiche interne e i risultati ottenuti. L’obiettivo è migliorare l’efficacia delle politiche attraverso un processo di valutazione sistematico.
Concepire la politica estera come una politica pubblica significa considerarla come un processo organico che coinvolge diversi soggetti come il governo, alcuni ministeri, il parlamento e le istituzioni della società civile. La sua formulazione è influenzata da una molteplicità di attori e interessi, e il suo esito dipende da una serie di fattori interconnessi. Analizzare in maniera rigorosa questo processo può offrire una serie di risultati utili per comprenderne le dinamiche.
In Italia, il quadro normativo costituzionale lascia ampi spazi discrezionali al governo in materia di politica estera. Tuttavia il Parlamento – affermano gli autori – ha acquisito un ruolo sempre più incisivo nel controllo e nell’indirizzo di questo ambito, in particolare grazie al decreto missione e alla legge del 2016 sull’uso della forza militare.
È sempre più sentita l’esigenza di una valutazione sistematica della politica estera, al fine di migliorarne l’efficacia, la prevedibilità e la rendicontazione pubblica. Un momento fondamentale in questo senso potrebbe essere la valutazione annuale dei risultati conseguiti dai contingenti militari italiani all’estero, affidata ad un osservatorio esterno e condotta secondo una metodologia di analisi politica.
Dall’Unità d’Italia a oggi si possono individuare due diverse culture di politica estera – argomentano gli autori. Nel periodo 1861-1943 prevale l’idea di modernizzare il Paese e di assegnargli un ruolo di “grande potenza”, con una proiezione verso l’Oceano Indiano e l’Atlantico. Dal [dal1945adoggi[1945topresentè invece emersa una linea di adattamento al sistema internazionale, con la progressiva integrazione in Europa e la partecipazione a missioni di sicurezza all’estero.
Come accennato, gli interventi militari all’estero delle forze armate si inseriscono in questo contesto e costituiscono un elemento di novità del periodo successivo alla Guerra Fredda. Nel 2022 le forze militari hanno partecipato a circa 40 missioni all’estero, impegnando circa 12.000 unità e risorse economiche per 1 miliardo e 300 milioni. Le missioni si sono svolte principalmente in ambito Onu, Nato e Ue ma significative sono anche quelle di carattere bilaterale.
La dimensione degli interventi militari, alla quale si aggiunge la politica di cooperazione internazionale, rappresenta, come sottolineano gli autori, un elemento caratterizzante della politica estera che,
considerata anche la rilevanza dell’impegno finanziario, occorre un sistema di valutazione adeguata della politica estera accompagnato da una prospettiva storica essenziale per comprenderne le dinamiche.
Dagli anni ’90 in poi l’Italia ha partecipato a un numero crescente di missioni all’estero, trasformandosi da “consumatore” di sicurezza, garantita dagli Usa, a contribuente alla stabilità dell’ordine internazionale.
Gli autori utilizzano le parole di un funzionario americano del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per sintetizzare il ruolo svolto dal nostro Paese nello scenario internazionale: “L’Italia, nei suoi centoventicinque anni di esistenza come Stato unitario e indipendente, ha oscillato in politica estera tra tentativi di breve durata e infruttuosi di iniziative globali autonome e tentativi più lunghi, spesso frustranti e talvolta ugualmente infruttuosi, di raggiungere i propri obiettivi internazionali attraverso la cooperazione con stati più potenti e accettando una certa subordinazione ai loro obiettivi.
Le missioni militari all’estero rappresentano un elemento di novità del periodo successivo alla Guerra Fredda. Nel 2022 l’Italia ha partecipato a circa 40 missioni con circa 12.000 unità e un impegno finanziario di 1,3 miliardi di euro.
Il centro essenziale della politica estera italiana è l’Europa, l’Alleanza Atlantica e l’ONU, all’interno della quale si sviluppano i rapporti con il resto del mondo. Le principali rotte sono quella continentale europea, quella marittima mediterranea e quella globale.
Il “Manuale di politica estera italiana” offre una preziosa bussola per orientarsi nel complesso panorama della politica estera italiana. L’approccio di analisi politica fornisce un quadro analitico rigoroso e utile per comprendere le sfide e le opportunità che il nostro Paese si trova ad affrontare nel contesto internazionale e consente di valutare i risultati con rigore quasi “scientifico”.
Manuale di politica estera italiana – Il Mulino, 2023 – ISBN 978-88-15-29916-1 – pp 256
Indice di volume: Premessa. – Acronimi. – I. Introduzione all’analisi della politica estera. –II. Attori e processi. – III. Giunti critici. – IV. Interpretazioni teoriche. – V. Scelte strategiche e risorse della politica estera italiana. –VI. Carte dei paesi. – Riferimenti bibliografici. – Indici.
Emidio Diodato è professore ordinario di Scienza Politica presso l’Università per Stranieri di Perugia, dove insegna Politica Comparata e Politica Internazionale. È presidente dello Standing Group International Relations (SGRI) del SISP. Sul tema della politica estera dell’Italia ha pubblicato «Il legame esterno» (Mimesis, 2014), «L’Italia e la politica internazionale» (Carocci, 2020), per l’editore Palgrave: «L’Italia nelle relazioni internazionali. L’enigma della politica estera” (2017) e “Berlusconi ‘Il Diplomatico’. Populismo e politica estera in Italia» (2019).
Raffaele Marchetti è professore ordinario di Scienza Politica alla Luiss Guido Carli, dove insegna Relazioni Internazionali. È membro del comitato scientifico del NATO Defense College e dell’Istituto finlandese per gli affari internazionali. È redattore della serie Routledge Innovazioni negli affari internazionali; ha pubblicato con editori italiani (Luiss UP, Mondadori, Egea) e stranieri (Cambridge UP, University of Michigan Press, Routledge, United Nations UP, Palgrave). Sul tema della politica estera italiana ricordiamo la sua «Diplomazia ibrida italiana» (Mondadori, 2017).