È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto decisivo di politica estera. Ciò è cosa buona e giusta, purché sia chiaro che si tratta di politica estera. Una chiarezza che manca ad almeno due leader politici tra i tanti che parteciperanno oggi alla fiaccolata di protesta contro la satrapia di Putin. Il parere di Andrea Cangini
È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto decisivo di politica estera. Ciò è cosa buona e giusta, purché sia chiaro che si tratta di politica estera. Ma non è sempre così.
Per esempio. Manifestazione odierna promossa dal leader di Azione Carlo Calenda in memoria del dissidente russo Alexei Navalny ha una chiara implicazione politica (Mettere in è un autocrate che uccide senza pietà chi si oppone al suo regime) e, essendo ambientato nel mezzo di un conflitto che tocca l’Europa, un’implicazione strategica altrettanto evidente (la guerra di aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina deve essere fermata). Quest’ultimo concetto è ben chiarito da Marina Litvinenko, vedova dell’ex agente del KGB assassinato a Londra nel 2006 dai killer del Cremlino con poche gocce di polonio radioattivo in una tazza di tè. “La migliore reazione dell’Occidente alla morte di Navalny è il sostegno all’Ucraina, perché anche questa è una guerra per una nuova Russia: se Putin perde, le cose possono cambiare a Mosca”, ha detto Litvinenko. Questo concetto è chiaro a tutti i leader dei partiti che parteciperanno oggi alla manifestazione indetta da Carlo Calenda. A tutti tranne due.
Giorni fa me lo hanno chiesto Matteo Salvini se la Lega parteciperà alla manifestazione. “Assolutamente sì – ha risposto il segretario – mi auguro che il 2024 sia l’anno della chiusura delle troppe guerre in corso, tra Russia e Ucraina, Israele e Palestina. La guerra è sempre morte, sofferenza, sconfitta e quindi conto sull’Italia perché sia protagonista della pace». Ora, delle due cose: o Salvini non ha capito il senso della manifestazione di oggi, oppure fa finta di non averlo capito. In entrambi i casi c’è un problema, e in ogni caso è un problema di coerenza.
Discorso simile per Giuseppe Conte. Qual è lo scopo dell’invio, come annunciato oggi a Repubblica dal leader del Movimento 5 Stelle, una delegazione del partito alla manifestazione sull’omicidio Navalny, e allo stesso tempo aprire la strada all’espansionismo militare russo negando gli armamenti necessari al popolo ucraino per difendersi? Non ha senso, evidentemente. Si tratta di una mossa astuta volta ad allinearsi allo shock dell’opinione pubblica per la morte del dissidente, senza assumere conseguenti impegni politici. In una parola: ipocrisia.
È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto decisivo di politica estera. Ciò è cosa buona e giusta, purché sia chiaro che si tratta di politica estera. Una chiarezza che manca ad almeno due leader politici tra i tanti che parteciperanno oggi alla fiaccolata di protesta contro la satrapia di Putin.